Capistrello. Il fiume Liri-Garigliano, che con i suoi 158 km attraversa ben tre regioni (Abruzzo, Lazio e Campania) è il 20° fiume più lungo d’Italia. Nasce a Petrella Liri, una frazione di Cappadocia, a 1108 metri s.l.m., per poi ricevere tramite l’emissario Claudio-Torlonia le acque della piana del Fucino e scorrere attraverso la valle roveto. Fino a poche decine di anni fa produceva anche corrente, tramite due centrali elettriche a Capistrello, oggi dismesse e di cui è possibile osservare solo le rovine di quella denominata “Officina di Torlonia”. Più in basso alimenta invece la centrale idroelettrica di Morino, di proprietà dell’Enel, le due centrali di Fontana Liri, quella di Ceprano e altre due centrali idroelettriche nei pressi di Aquino.
Questo fiume viene nominato con il nome attuale già da Plinio il Vecchio, nel secondo volume del suo Naturalis Historia, ma Strabone ci racconta come ancor prima fosse conosciuto con il nome di Clanis. Ma c’è un’altra citazione del fiume Liri, che nonostante sia di maggior rilievo, è purtroppo meno conosciuta. Dante, nella Divina Commedia, lo cita per ben due volte, ma con il nome di Verde, nome con cui sembra fosse conosciuto anche il Garigliano. Ma se non esistono altre citazioni, né su cartine né su altri testi, come facciamo a sapere che Dante con “il fiume Verde” si riferisse proprio al Liri-Garigliano? Il perché si capisce leggendo i due passi della Divina Commedia in cui viene citato.
Nel III° canto del purgatorio il Sommo incontra Manfredi di Svevia, ghibellino, che pentendosi in punto di morte era riuscito ad evitare l’inferno. Dio, sapendo del pentimento, l’aveva salvato dall’inferno e confinato nel purgatorio, ma nel mondo terreno, poiché il vescovo di Cosenza lo riteneva ancora un peccatore, aveva vietato che le sue spoglie venissero seppellite nel Regno di Napoli; pertanto lo fece disseppellire e il suo corpo venne portato “di fuor dal regno, quasi lungo ‘l Verde”. Ecco spiegato il perché molti storici sono concordi nell’affermare che “il verde” sia proprio il fiume Liri-Garigliano, poiché all’epoca corrispondeva con i confini del regno.
Ecco il passo:
Or le bagna la pioggia e move il vento / di fuor dal regno, quasi lungo ‘l Verde, / dov’e’ le trasmutò a lume spento.
Ma un’altra prova il Sommo ce la dà nella seconda citazione, nel VIII° canto del paradiso, in cui un’altra volta “il Verde” viene riportato per definire i confini. Carlo Martello, vincitore della celebre battaglia di Poitiers, al cospetto di Dante si definisce come quel sovrano che tutti attendevano sia nella terra di Provenza, definita tra i fiumi Rodano e Sorga, che nel Regno di Napoli, racchiuso appunto tra i fiumi Tronto e Liri.
Ecco il passo:
e quel corno d’Ausonia che s’imborga / di Bari e di Gaeta e di Catona, / da ove Tronto e Verde in mare sgorga. @francescoproia