Avezzano. L’Accademia italiana della Cucina, delegazione di Avezzano, “diventata grande” con la trasformazione in “Delegazione di Avezzano e della Marsica”, a testimonianza del radicamento dell’Accademia nel territorio, ha celebrato la “Cena della Cultura”. Un appuntamento tradizionale di inizio primavera che, con la cena Ecumenica – che si tiene in autunno e raccoglie attorno ad un ideale desco gli accademici nel mondo – e la “ Cena degli Auguri”, a fine anno, costituisce la “Triade” annuale onorata dall’Accademia, a difesa e promozione della cucina italiana e dei prodotti tipici dei territori, quali tesoro di cultura, storia e tradizioni, nonché del senso più autentico del Convivio. L’Aic, fondata nel 1953 a Milano da Orio Vergani, è stata dichiarata “Istituzione Culturale” della Repubblica italiana.
Cordialità, condivisione e calda atmosfera hanno caratterizzato la “Cena della Cultura “, tenutasi nel ristorante “Fabbrica dei Sapori”, a Celano. Architetto della serata, il delegato Franco Santellocco Gargano che ha con orgoglio introdotto lo storico Paolo Giuliani, brillante relatore sul tema : “Sapori abruzzesi sulla tavola di Gabriele D’Annunzio”, scelto nella ricorrenza degli 80 anni dalla morte del vate. Giuliani ha dissertato sul rapporto di D’Annunzio con la cucina e il convivio, verso cui il Vate si poneva come nella vita: da esteta, da contemplativo, raffinato e aulico, ma anche passionale e carnale. Dalla relazione dello storico, elementi curiosi e poco noti ai più: attento salutista, raffinato gourmet e interessato alla freschezza delle materie prime, D’Annunzio alternava momenti di digiuno completo ad abbuffate compulsive, soprattutto in previsione dell’arrivo di qualche amante; era anche un attento esteta della tavola, apparecchiata con cura dei dettagli del tovagliato, e cultore dei pasti consumati in solitudine. Il vate aveva una certa predilezione per i prodotti della sua terra d’origine: maccheroni alla chitarra, brodetto di pesce, pecorino della Maiella, la papera muta, il salamino pepato, la porchetta, il Parrozzo e i Senza Nome tra i dolci, il vino Montepulciano e i liquori Aurum e Cerasella. Molte le citazioni “recitate” dallo storico, in una lettura accattivante che ha tratteggiato un D’Annunzio “quasi” inedito nella enogastronomia familiare.
Fra i numerosi ospiti, il delegato di Atri, Antonio Moscianese Santori, che nel suo intervento ha ampliato aspetti diversi del tema dannunziano. Immancabili e apprezzati gli omaggi della Cantina del Fucino, con il suo presidente Lorenzo Savona. Il primo appuntamento solenne per gli accademici si è concluso con alto indice di gradimento e con un arrivederci con le tante iniziative che l’AIC programma nel territorio, alla scoperta e riscoperta dei prodotti, delle tipicità enogastonomiche dei luoghi, ma anche della storia e della cultura di cui quelle tipicità sono espressione.