Avezzano. “Questa vicenda ha dell’incredibile o se vogliamo ha dell’incredibile normalità, le ultime ore di vita di mio padre, entrato al pronto soccorso di Avezzano verso le 10:30 del 28 marzo scorso, rimasto seduto per ben 26 ore su una panchina mentre sputava sangue vivo, per poi essere trasferito a Teramo alle 12:30 del 29 marzo e morire alle 18, almeno su un letto”.
Una storia drammatica quella di Giuseppe Perrotta, morte in circostanze paradosali, su cui si sta cercando di fare chiarezza. Il figlio Lucio, insieme alla sua famiglia, ha deciso di scrivere al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per chiedere giustizia su quanto accaduto, su ciò che considera un vero sopruso, una vicenda che si è conclusa con la morte di suo padre.
“Caro ministro della salute Lorenzin,
sono Lucio Perrotta di Celano, le voglio raccontare la storia di mio padre Giuseppe, venuto a mancare circa un mese fa, precisamente il 29 Marzo 2017, causa del decesso Tumore ai Polmoni, mai diagnosticato.
Tutto è iniziato la mattina di Martedì 28, solita routine quotidiana con colazione ed incontro nella piazza principale del paese con mia madre. Verso le 10 di mattina “Peppino” recatosi nel magazzino di famiglia ha cominciato a vomitare sangue, riesce comunque a chiamare mio fratello ed il 118. Trasportato in pronto soccorso, dove trascorrerà ben 26 ore in attesa di un posto letto che nessun Ospedale gli ha concesso, Celano, l’Aquila, etc., ma questa è un altra storia, continua a tossire muco e sangue fresco. Alle 6 di mattina di Mercoledì 29, sempre al P.S. nuova crisi con rigetto di grande quantità di sangue. La Tac come RX effettuati la sera prima, danno conferma di noduli al Polmone. Spiegataci la criticità ormai irreversibile, decidiamo con tutti i fratelli (6) d’accordo con mia madre, di trasferirlo all’unico Ospedale disposto a ricoverarlo, nella città di Teramo. Partenza alle ore 12:30 circa ed arrivo alle ore 14:30. Mio padre sempre lucido e cosciente ci saluta dandoci appuntamento al giorno seguente. Alle ore 18:00 a causa di una ultima e violenta crisi, espelle tutto il sangue e liquido dalla bocca, morendo in pochi secondi. Senza ora dilungarmi nei contorni psicologici, traumatici e improvvisi vissuti in quei momenti, ci tengo a precisare che già l’anno prima e nei mesi precedenti diversi sono stati i controlli, compresi due ricoveri, ma nulla è stato riscontrato. Andando avanti con i giorni, nei periodi di evidente spossatezza, gonfiori allo stomaco, affanni, si rivolgeva al suo medico per chiedere pareri, ma veniva ” tranquillizzato ” con antibiotici. In ultimo, appena uscito dall’Ospedale “ Clinica di S. Maria Valleverde “ in Celano, i primi di Marzo, faceva presente al medico di famiglia di tossire con espettorazione di sangue vivo, il quale lo liquidava con la prescrizione di assumere Bentelan .. Mio padre di acciacchi ne aveva, cardiopatico, diabetico, ma non è accettabile che il medico di famiglia stabiliva di volta in volta e con estrema sufficienza e leggerezza che tutti i suoi mali derivassero dalle sue patologie.. Nel corso degli ultimi due anni ed escluse cause legate al suo storico, nessun accertamento specifico è stato richiesto e soprattutto prescritto, nemmeno andando per esclusione. Chissà forse perché troppo costosi ??
Facciamo comunque fede a quanto riportato dal Codice Etico Morale e Deontologico di ogni buon medico il quale recita testualmente:
Il rapporto medico – paziente è quella particolare relazione che si instaura tra un medico (o, usando una espressione di più ampio respiro, un professionista sanitario) ed un paziente a partire da uno stato di malattia di quest’ultimo e che è caratterizzata da specifici doveri e diritti morali e giuridici. È un rapporto asimmetrico in cui la parte più vulnerabile è il paziente, il quale è dipendente dalla competenza e dal potere del medico. Generalmente questa relazione si esplica all’interno di un contesto sanitario, pubblico o privato, e solo in casi particolari in un contesto domiciliare (ad esempio in situazioni di fine vita che richiedono la presenza di cure palliative a domicilio).
Ebbene, in base a questo scritto, non pretendiamo chissà cosa, anche perché la considerazione di rito in questi casi che facciamo è quella che nostro padre non ci verrà mai restituito, ma vogliamo in tutti i modi portare all’attenzione del Sistema Sanitario Nazionale di quello che noi poveri cittadini siamo costretti a subire.. Non è Eticamente corretto e giusto e non possono e non devono permettersi di giocare sulle nostre vite e non dobbiamo permettere che altre persone subiscano questi atteggiamenti per poi rimetterci la vita. Nostro padre non doveva morire, dovevamo fare ancora tante cose insieme. Se vi era una sola possibilità di poter diagnosticare quanto stava succedendo al suo corpo, la si doveva trovare, o quantomeno provarci..
In Abruzzo, come purtroppo in molte altre Regioni Italiane si assiste inermi a gravi riorganizzazioni Sanitarie, a causa dei tagli dei fondi disponibili, dimezzamento dei posti letto e cosa ancor più grave la chiusura di Ospedali territoriali come Tagliacozzo e Pescina, che molto hanno fatto nel corso degli anni in termini di assistenza Sanitaria e cura dei pazienti. Troppi i professionisti e collaboratori costretti ad abbandonare i nostri territori, causando una grave agonia assistenziale per tutti i malati e i bisognosi di cure. Il risultato è ben immaginabile.
Nello specifico il nostro territorio, la Marsica in prov. di l’Aquila, che conta più di 130.000 unità, si ritrova con una disponibilità di letti a dir poco inferiore al 50/60% del fabbisogno reale. Unico punto di riferimento l’Ospedale S.S. Filippo e Nicola di Avezzano.
Nessuno tiene conto o si fà finta di niente che gli utenti sono raddoppiati, considerando i tanti stranieri comunitari e non, ai quali l’Italia giustamente garantisce l’intervento e la disponibilità delle prime cure.
Questa mia denuncia spero arrivi a toccare le coscienze di tutti i Politici mandati ad occupare le poltrone che contano ed ai quali abbiamo affidato tutta la nostra fiducia. Possono sembrare le tipiche frasi retoriche, ma non è così. Non è così, perché si ha la percezione di avere un Governo sia esso Nazionale, Regionale, Provinciale, Comunale, troppo distante e lontano da quelle che sono le reali esigenze dei cittadini, dove spesso decisioni e regolamenti presi in camere blindate, portano danno alla comunità.Chiedo dunque:
1- Ma voi siete a conoscenza di quello che realmente succede nei nostri Ospedali ?
2- Avete la cognizione reale del calvario che quotidianamente devono affrontare i malati ? Vi siete mai chiesti se avete fatto ho state facendo il possibile per risolvere queste problematiche ?
3- E se un giorno tocchi a voi ? Ovviamente senza benefici del vostro ruolo…
Quindi cosa fare ?? Augurare a questi luminari benpensanti di passare almeno cinque minuti il calvario dei pazienti e dei cittadini destinati a fine vita ?? Augurare di lavorare nelle stesse condizioni in cui operano Medici e Personale nelle strutture Sanitarie ??
No non è nella nostra educazione e nella nostra semplice umiltà augurare questo a nessuno. Stiamo accettando che questa è l’Italia dove è morto mio padre, ma non possiamo accettare assolutamente che questa è l’Italia dove stanno vivendo e dovranno vivere i miei figli..
La vicenda di mio padre è solo una delle tante che quotidianamente accadono all’interno del Pronto Soccorso di Avezzano ed in molti altre strutture Ospedaliere italiane ormai al collasso, dove operano con grande sacrificio pochi medici e pochissimo personale. Sono loro gli EROI quotidiani che nonostante le enormi difficoltà cercano con vero spirito professionale, umanitario e di carità di assolvere ai propri compiti, difesi solo da locandine affisse nelle sale di accoglienza, le quali recitano testualmente: “Vietato aggredire i medici e gli operatori con offese e minacce”.
La mia famiglia è pronta a dare battaglia per l’onore e il rispetto nei confronti di Peppino, facendo nè più e nè meno quello che un genitore farebbe per il proprio figlio.
Concludo nel SalutarLa affettuosamente, con speranza e convinzione che la sua Sensibilità alla questione darà buoni frutti.
Consapevole che per lei sarà impossibile dedicarmi 5 minuti del suo preziosissimo tempo , ma nel caso ne ravveda la possibilità, la prego di darmene conoscenza”.