Avezzano. Omar e Kalil sono “liberi”. Hanno vissuto al freddo e all’umidità tra la sporcizia per quattro mesi. I due marocchini di 25 e 30 anni costretti a vivere sotto un tunnel d’acciaio, in un freddo canale del Fucino, dopo essere stati truffati da un intermediario marocchino in accordo con un imprenditore agricolo del Fucino, ora otterranno dalla Questura dell’Aquila un permesso di soggiorno. Gli agenti, dopo aver accertato lo stato di indigenza estremo hanno attivato, alla luce di quanto emerso nel corso delle indagini, la procedura per il programma di protezione sociale, previsto dall’articolo 18 del testo unico sulle condizioni degli immigrati. Omar e Kalil, difesi dall’avvocato Pasquale Motta, insieme ad altri due connazionali che sono state vittime di abusi e sfruttamento, potranno ottenere il permesso di soggiorno per protezione sociale, uscendo da quel baratro che li aveva inghiottiti dopo aver perso tutti i risparmi delle proprie famiglie, settemila euro, in cambio di una falsa promessa di lavoro. A loro, in sostanza, sarà restituita una nuova vita grazie alle indagini della polizia. Si tratta di un permesso di soggiorno previsto dalla legge e finalizzato ad aiutare la vittima del traffico di esseri umani, concedendole la possibilità di spezzare il circolo vizioso prodotto dal proprio persecutore e permettendole un inserimento sociale che può essere duraturo e definitivo. Grazie alle dichiarazioni rese dagli sfortunati immigrati marocchini alla seconda sezione della Questura dell’Aquila e all’Ufficio immigrazione nel corso delle indagini, il questore, ha il potere di rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per consentire agli immigrati di sottrarsi alla povertà, alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale, partecipando a un programma di assistenza ed integrazione sociale. La storia di Omar e Kalil, ha fatto emergere la drammaticità di un fenomeno più esteso riguardante la tratta di esseri umani, che con un presunto carico di profitti sta rapidamente salendo ai vertici dei guadagni illeciti nel Fucino. I due giovani stranieri avevano consegnato settemila euro ai loro aguzzini ma si erano ritrovati con una busta paga di 36 euro e un solo giorno di lavoro. Erano finiti a vivere in un tunnel d’acciaio, a dormire a temperature sottozero e a lavarsi con l’acqua sporca nei canali del Fucino. Ora la loro speranza si riaccende e per aver collaborato con la polizia non saranno più clandestini e chi li ha truffati sarà assicurato alla giustizia.