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L’ultimo saluto a Rosini, castello Orsini gremito. Casale: se ne va un pezzo di storia del movimento bracciantile e del Pci

Redazione Attualità di Redazione Attualità
28 Dicembre 2017
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Avezzano. Grande partecipazione ieri all’addio di amici e familiari ad Antonio Rosini. Uomo politico che ha lasciato il segno nella Marsica portando avanti sempre i diritti dei più deboli e dei contadini. La cerimonia si è svolta al castello Orsini. In tanti hanno voluto lasciare un ricordo di Rosini: Giovanni D’Amico, presidente Anpi, Giovanni Lolli, vice presidente della Regione Abruzzo, e poi il sindaco di Avezzano, Gabriele De Angelis, il figlio Claudio e la nipote Silvia. Commovente il ricordo di Mario Casale. “Non era semplice né scontato”, ha spiegato Casale, “il padre trucidato dai nazifascisti, una famiglia numerosa, la povertà del dopoguerra,la durezza del quotidiano ma una voglia straordinaria di costruire un mondo migliore per sé e per gli altri. Un obiettivo costante: migliorare le condizioni delle persone più povere e più deboli. Assicurare diritti, insegnare l’autonomia e il rispetto delle persone. Sicurezza e spavalderia non gli sono mancate, anche tratti di autoritarismo, ma tollerabili di fronte alla volontà e all’entusiasmo di trasformare i privilegi in diritti, guardando sempre negli occhi il destinatario delle sue attenzioni per vederne le reazioni gioiose.

E si compiaceva del risultato ottenuto; ciò lo spronava ad allargare la sfera dei diritti alle persone in difficoltà e a migliorarne la qualità della vita. E non voleva regali anzi. Voglio ricordare a tutti noi un episodio che mi raccontò e di cui forse solo Checchina è testimone. Dopo aver risolto un piccolo problema ad una signora, questa si presentò a casa con un cesto di uova fresche per esprimere a suo modo il proprio ringraziamento . Tonino la guardò perplesso, ma inorridito; poi prese ogni singolo uovo e lo fece cadere a terra, con conseguenze immaginabili…per le uova. Si sparse la voce che Rosini non voleva regali e nemmeno altro. Insomma si può non condividere una linea politica, contestare un eccesso di mediazione o, come si dice adesso sprezzantemente, una tendenza al consociativismo, patrimonio di gran parte del Pci di allora, pur nella durezza degli scontri politici.
Ma nessun tentennamento sulla onestà personale. Mazzette e voto di scambio non appartengono al suo vocabolario politico. Avemmo scontri sulla necessità del rinnovamento del partito ma anche sulla incapacità di utilizzare le risorse presenti, vissute come intralcio al rinnovamento. Ma ci fu sempre rispetto.

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E porto nella mia formazione e nel mio cuore due persone che hanno caratterizzato la mia identità politica: Antonio Rosini e Guido Cherubini (autentico dirigente sindacale negli anni avari di conquiste e troppo spesso dimenticato). E voglio ricordare anche Romolo Liberale, Cecchino di Matteo e Alberto Mancini, tutti dirigenti comunisti che hanno fatto veramente la storia della sinistra marsicana, anche con un esempio di vita onesto, disinteressato e generoso di insegnamenti. Oggi impensabili, se solo ascoltiamo l’attuale classe dirigente, tutta. Li ho conosciuti e li ho amati. Diverse e preziose sensibilità che hanno saputo dare uno scopo nobile e alto alla propria vita e mai si sono fatti intimidire o irretire dal potere. E di quegli anni vanno ricordati i grandi sacrifici personali, umani ed economici a cui erano sottoposti i dirigenti sindacali operai e contadini per il coraggio delle loro battaglie.
Tonino caratterizzò la sua prima attività sindacale e politica con la federbraccianti della Cgil, successivamente al CBF e alleanza dei contadini, con cui effettivamente si formò, diventando uno stimato dirigente sindacale.
Più volte consigliere comunale di Avezzano negli anni ’60 e ’70, quindi consigliere regionale per due legislature fino ai primi anni ottanta. E svolse con dignità entrambi i mandati. Rimanendo sempre legato ad Avezzano e specificatamente a via Napoli, a via san Nicola e poi a borgo pineta, con la voglia di farsi capire dal più semplice elettore e chiedendo al partito di fare altrettanto. Non aveva potuto studiare, il suo grande cruccio eppure, non si arrese. Ha letto tantissimo, secondo il suo gusto e le sue curiosità, ma di Cesare e di Alessandro sapeva tutto, o della battaglia di Tagliacozzo e dei principi Torlonia, fino alle ricerche sugli armadi della vergogna. Nel crepuscolo della sua vita, anche con il contributo dell’Anpi, di cui era divenuto un autorevole rappresentante, nella ricerca costante dei nazifascisti autori del massacro di Capistrello, ha provato anche a scrivere e a documentare con dovizia di particolari i tragici passaggi del nazifascismo nella Marsica.
E sempre con grande umiltà, sottoponeva i suoi testi perché venissero corretti e presentati dignitosamente, consapevole dei suoi limiti.

Limiti che non ha avuto sul piano politico, dalla ammirazione per Napolitano ed Amendola, alla freddezza per il PD, alla adesione infine ad articolo 1, democratico e progressista e quindi a Liberi e Uguali con Pietro Grasso.
E poi ROSA… la sua scomparsa prematura ci ha segnati tutti, ma per una madre e per un padre non c’è dolore più grande, la perdita di una figlia è un dolore che non si supera mai, è un pezzo fondamentale di te che se ne va.
E Tonino, all’apparenza un omone grande e forte, anche involontariamente ha iniziato a risentire di tutte le sofferenze di una vita che, seppure luminosa in alcuni tratti, si è fatta sentire in tutta la sua crudeltà.
Emblematica la sua dignità nell’affrontare la fase finale della malattia. Non è voluto più andare in ospedale dove la fragilità del corpo in disfacimento era sotto gli occhi di tutti, senza un minimo di discrezione e di privatezza. Meglio stare a casa, accudito con discreta invadenza da Checchina, da Stefania, da Augusto, da Claudio e preoccuparsi persino del proprio rito funebre. Senza retorica oggi se ne va un pezzo di storia del movimento bracciantile e del Pci che ha insegnato a tanti giovani, anche a quelli come me un po’ selvatici, come avvicinarsi alla politica, come rimanere onesti e come stare sempre dalla parte dei più deboli. Grazie per tutto questo”.

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