Avezzano. Non si placa lo scontro al Gal aperto oramai due mesi fa a seguito dell’elezione il 21 luglio del nuovo Cda guidato da Antonio Carlini. Dopo le proteste del presidente precedente, Rocco Di Micco, e la dimostrazione del socio Augusto Cicchinelli, rimasto barricato per diversi giorni nella sede del Gal, i colpi di scena nella vicenda che assume i connotati di una telenovella non sono mancati. Ora sul caso, che sembrerebbe nasconda una querelle tutta politica tra due diverse fazioni marsicane, interviene Carlini che replica a Di Micco e Cicchinelli. Questi ultimi, infatti, prima della sentenza del Tar che ha respinto la loro richiesta di sospensiva nei confronti del nuovo Cda, avevano dato vita a un terzo Cda, lanciando addebiti di illegittimità a quello guidato da Carlini che ora replica alle accuse.
“A nome di tutto il nuovo Cda del Gal Terre Aquilane”, afferma Carlini, “mi trovo, ancora una volta, costretto a fare delle precisazioni. Il Cda da me presieduto è stato eletto in data 21 luglio 2017 da un’assemblea regolarmente convocata e con un quorum del 64,30% del capitale sociale. Successivamente tale nomina è stata confermata, in data 28 agosto 2017, dall’assemblea convocata dagli stessi soci (assemblea cui hanno partecipato i soci rappresentanti circa il 90% del capitale sociale). Nel frattempo eravamo stati costretti a ricorrere alla Procura della Repubblica per far cessare l’occupazione abusiva dei locali ad opera del signor Augusto Cicchinelli. L’autorità Giudiziaria ha disposto così il sequestro delle scritture contabili e ha posto fine alla condotta antigiuridica da parte del Cicchinelli.
Il ricorso presentato da Di Micco, Cicchinelli & Co contro l’assemblea che aveva eletto il Cda da me presieduto”, spiega Carlini, “è stato ritenuto inammissibile dal Tribunale delle imprese dell’Aquila, con provvedimento depositato in data 6 settembre 2017. Di Micco e Cicchinelli & Co si sono fatti beffa anche di questo provvedimento dell’autorità giudiziaria e hanno convocato (senza averne la legittimazione) un’assemblea dei soci per il primo settembre 2017. In questa riunione (con un quorum del 28%)”, sostiene ancora Carlini, “hanno nominato un nuovo Cda e inviato gli atti alla Camera di Commercio per la registrazione. Continuano infatti nella loro condotta e non sanno (o fingono di non sapere… non sappiamo quale delle due ipotesi sia la peggiore) che per la validità delle assemblee della srl occorre un quorum partecipativo di almeno il 50% del capitale sociale. La presunta assemblea del 1 settembre 2017 quindi non solo non è stata regolarmente convocata, ma non poteva nemmeno costituirsi, avendo raggiunto la partecipazione del solo 28% del capitale sociale”.
Secondo Carlini, inoltre, “in quella assemblea senza alcun motivo valido quel ristretto manipolo di soci ha deciso di escludere dalla società altri due soci che rappresentano più della metà del capitale sociale (39% la Comunità Montana e 11,7% la Segemo)”. Su questa questione, della validità del voto di questi due soggetti si discute aspramente. “Sono soggetti che”, spiega Carlini, “cosa ancor più importante, rappresentano la parte pubblica del partenariato Gal Terre Aquilane. Qualora perdurasse la situazione di fatto delineata dalla scellerata iniziativa dei soci di minoranza, il Gal sarebbe snaturato, rappresentando solo la parte privata del territorio marsicano, e non risponderebbe più alle caratteristiche delineate dalla normativa europea: l’attività dei Gal è infatti disciplinata dal Regolamento CE numero 1698/2005 che all’articolo 60 lettera b che ne impone la natura pubblico-privata e dall’articolo 62 che ne declina i compiti, tra cui quello di sovrintendere alla corretta gestione dei fondi pubblici. Gal è l’acronimo di gruppo di azione locale. Si tratta di una forma di partenariato nel quale partecipano enti pubblici territoriali e attori privati portatori di interessi economici, che collaborano per lo sviluppo dal basso secondo principi di eco sostenibilità.
Noi abbiamo sempre cercato di mantenere un profilo corretto”, aggiunge Carlini, “rispettoso della buona educazione, delle regole sociali e dei provvedimenti della magistratura. Di Micco, Cicchinelli & Co dovrebbero forse farsi consigliare da qualche professionista per evitare di continuare a insultare e a commettere atti contrari alle leggi. Con il loro scriteriato comportamento stanno continuando a danneggiare l’immagine della società e sono solamente loro gli unici responsabili del ritardo nella stipula della convenzione con la Regione Abruzzo perché, siamo sicuri, non potrà riconoscere legittimazione a un Cda eletto dal 28% del capitale sociale in un’assemblea invalida.
La Regione Abruzzo”, conclude Carlini, “non vorrà certo affidare la gestione di fondi pubblici a dei personaggi il cui comportamento potrebbe sembrare (a voler essere ottimisti) quello di dilettanti allo sbaraglio.
Ancora oggi non si comprendono le reali ragioni che animano questi personaggi a violare così palesemente le norme statutarie, civilistiche e del codice penale, non volendo credere che tali ragioni risiedano nella tutela di interessi di natura strettamente personale”.