Avezzano. La parola “scioccarellino”, può sembrare innocua ma, se pronunciata da un adulto nei confronti di un bambino, per di più davanti ai suoi coetanei, allora risulta offensiva e suscettibile anche di condanna per ingiuria. È accaduto a una signora abruzzese, condannata, sia dal giudice di pace che dal Tribunale di Avezzano a 600 euro di multa e al risarcimento dei danni per avere “offeso il decoro” di un bambino chiamandolo appunto “scioccarellino”. La sentenza, infatti, è stata confermata anche dalla Corte di cassazione. Nel ricorso ai giudici supremi la signora aveva invano sostenuto che apostrofando così il ragazzino non aveva avuto alcuna attenzione di ingiuriarlo “altrimenti avrebbe utilizzato termini più offensivi e avrebbe scelto il momento in cui la vittima era sola”, d’altronde secondo la signora la stessa parola “scioccarellino” era “inidonea a ledere l’onore e il decoro di chicchessia”. Non così per la Quinta seziona penale della Cassazione, secondo la quale “la potenzialità offensiva di una determinata espressione non può essere valutata in astratto, ma deve essere contestualizzata e apprezzata in concreto, in relazione alle modalità del fatto e a tutte le circostanze che lo caratterizzano”. Per questo, secondo la sentenza anche se “l’epiteto in questione appare astrattamente di debole portata offensiva, deve però rilevarsi come nel contesto dei fatti esso fu idoneo a manifestare un disprezzo lesivo del decoro della persona, tanto più in quanto diretto verso un minore di età e in presenza dei suoi coetanei”.