San Benedetto dei Marsi. La carota del Fucino Igp (Indicazione geografica protetta) arriva sui mercati nazionali e di conseguenza sulla tavola di tutti gli italiani. L’azienda Orto Br Mar, guidata da Giammarco e Quinto De Vincentis, ha ottenuto la certificazione grazie ai terreni che coltiva sulla zona di San Benedetto dei Marsi, nel bacinetto. Si tratta di terreni forti, rossi e caldi che hanno le carte in regola per dare alla carota oltre a un colore più vivace anche un alto valore di carotene. Grazie alla legge 148 del 2007, emanata dalla commissione europea, la Carota dell’Altopiano del Fucino è stata inserita tra i prodotti a indicazione geografica protetta. Il regolamento ha individuato una serie di caratteristiche e severi requisiti chimico-fisici a cui la carota deve corrispondere, oltre a specifiche modalità di coltivazione. Ad esempio, durante il periodo estivo la raccolta deve essere eseguita nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio così da evitare l’esposizione al sole del prodotto. Appena raccolte le carote devono essere trasportate, entro quattro ore, nei centri di condizionamento, dove, prima del lavaggio e del confezionamento, subiscono un raffreddamento utile a garantirne il mantenimento delle caratteristiche di croccantezza, colore dell’epidermide e sapore. Il problema delle imitazioni internazionali da tempo minaccia l’agro-alimentare made in Italy, impegnato in vere e proprie battaglie contro prodotti “taroccati”. Basti pensare al formaggio Parmigiano, ai pomodori Pachino o alla mozzarella italiana. Così l’Unione Europea ha deciso di concedere il marchio di protezione Igp anche alla italianissima “carota dell’altopiano del Fucino”. Un grande passo avanti contro le imitazioni internazionali. La zona di produzione è l’intero comprensorio dell’Altopiano del Fucino. La delimitazione viene individuata dalla Strada Provinciale Circonfucense e include porzioni di territorio, suddivise da strade interpoderali e appezzamenti numerati, appartenenti ai comuni di Avezzano e frazioni, Celano e frazioni, Cerchio, Aielli, Collarmele, Pescina e frazioni, San Benedetto dei Marsi, Gioia dei Marsi e frazioni, Lecce nei Marsi, Ortucchio, Trasacco e Luco dei Marsi. Il regolamento comunitario 510/06 che sostituisce il 2081/92, prevede la tutela delle denominazioni o indicazioni geografiche che individuano inconfutabilmente prodotti provenienti dalle aree geografiche stesse, le cui particolari condizioni pedoclimatiche o le tecniche di produzioni ivi in uso conferiscono notorietà o qualità particolari apprezzate dal consumatore. La tutela della denominazione di origine DOP o dell’indicazione geografica IGP si rende così necessaria per evitare casi di speculazioni atte a sfruttarne la rinomanza o la notorietà. Tale tutela, inoltre, prevede che i caratteri qualitativi del prodotto comprese le modalità produttive caratteristiche o tradizionali, siano fissate in un apposito disciplinare produttivo. Al fine di garantire il rispetto del disciplinare il regolamento comunitario prevede uno specifico sistema di certificazione capace di garantire al consumatore la conformità del prodotto (qualità), mettendolo al riparo dalle speculazioni di chi distribuisce delle imitazioni o usurpa il nome tutelato finanche con una semplice evocazioni. Le caratteristiche delle carote igp sono la forma cilindrica con punta arrotondata, assenza di peli sulle radici, colore arancio intenso compreso il colletto, saccarosio maggiore del 3 per cento, beta carotene maggiore di 100 milligrammi per chilo, acido ascorbico maggiore di milligrammi per chilo, proteine maggiore dell’1,2 per cento, fibra maggiore di 1.2 per cento, croccantezza della polpa e rottura vitrea. La zona di produzione della «Carota dell’Altopiano del Fucino» è l’intero comprensorio dell’Altopiano del Fucino. La delimitazione viene individuata dalla Strada Provinciale Circonfucense e include porzioni di territorio, suddivise da strade interpoderali ed appezzamenti numerati, appartenenti ai seguenti Comunidella provincia di L’Aquila: Avezzano e frazioni; Celano e frazioni; Cerchio; Aielli; Collarmele; Pescina e frazioni; S.Benedetto dei Marsi; Gioia nei Marsi e frazioni; Lecce dei Marsi; Ortucchio; Trasacco; Luco dei Marsi. La coltivazione delle carote in pieno campo è iniziata, nell’Altopiano del Fucino nel 1950. I notevoli redditi assicurati dalla coltura hanno destato l’interesse degli agricoltori, che hanno così inserito la carota nella rotazione colturale classica in uso nell’Altopiano del Fucino. Insieme ai benefici economici, la coltivazione della carota ha determinato un allungamento della rotazione colturale, cosa che ha ridotto notevolmente fenomeni negativi come lo sviluppo di fitopatologie o il fenomeno della stanchezza del terreno che tanti problemi arrecavano alle colture del Fucino.
Al riguardo è da sottolineare come il controllo dei nematodi della patata e della barbabietola da zucchero sia oggi affidato alla corretta rotazione colturale, resa possibile anche grazie all’introduzione della carota, contrariamente a quanto si faceva in passato con trattamenti nematocidi, effettuati con fumigazioni. Il successo raggiunto da tale coltura, che la pone come coltivazione di punta trainante tutto il comparto orticolo dell’Altopiano del Fucino, è individuabile anche nel grado di preferenza e nella notorietà che questa produzione riscontra nei mercati nazionali ed esteri. Una notorietà che induce molti operatori a far uso della denominazione «Fucino» per commercializzare prodotto proveniente da altre aree di produzione. Ne consegue, pertanto, la necessità di garantire l’origine del prodotto,mediante procedure che assicurino la tracciabilità delle varie fasi di produzione, ed il controllo dei produttori e delle particelle catastali su cui si coltiva la carota del Fucino iscritti in appositi elenchi. I predetti controlli verranno svolti da un organismo di controllo.
Lo stesso, accreditato presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dovrà verificare anche la rispondenza del prodotto «Carota dell’Altopiano del Fucino IGP» alle prescrizioni del disciplinare di produzione. Le tecniche di produzione riportano modalità ordinarie di coltivazione della carota individuabili nelle operazioni seguenti: preparazione del letto di semina mediante: aratura; fresatura per l’affinamento della superficie; rullatura; concimazione che escluda l’uso di letame onde evitare fenomeni di imbrunimento delle radici a causa della decomposizione della sostanza organica durante il ciclo vegetativo. La semina è esclusivamente meccanica per garantire uniformità di distribuzione e una ottimale densità colturale dei semi. Si provvede a mettere a dimora il seme in interfile di 35-40 cm, mentre sulla fila il seme è distribuito su bande della larghezza di 5-7 cm oppure in file binate continue. Il seme è posto ad una profondità variabile dai 0,5 ai 1,5 cm. L’avvicendamento o rotazione colturale da osservare obbligatoriamente è di minimo 4 anni.
Le tecniche colturali sono eseguite normalmente a macchina. Sono previste almeno una sarchiatura per consentire il controllo delle infestanti e la riduzione di compattezza del terreno al fine di assicurare uno sviluppo armonioso della radice senza strozzature o piegamenti; e almeno una rincalzatura per evitare fenomeni di inverdimento del colletto. Le irrigazioni vanno effettuate con modesti ma frequenti volumi di adacquamento che non superano i 400 mc/ha per intervento, il sistema usato è per aspersione. Nel periodo estivo (luglio, agosto), le irrigazioni, se necessarie, vengono effettuate durante le ore notturne o al massimo nelle prime ore del mattino.
La raccolta è praticata valutando gli stadi di maturazione più idonei in funzione della destinazione del prodotto e della tipologia di confezionamento; essa si effettua nel rispetto delle norme di qualità fissate dalla regolamentazione comunitaria. Il prodotto da destinare alla conservazione dovrà essere raccolto a sviluppo ultimato e non prima del termine previsto per la cultivar, considerando l’andamento climatico per garantire conservabilità e mantenimento delle caratteristiche qualitative ed organolettiche. Durante il periodo estivo (luglio, agosto) la raccolta si effettua nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio così da evitare l’esposizione al sole del prodotto. Appena raccolte le carote devono essere trasportate, entro quattro ore, nei centri di condizionamento, dove, prima del lavaggio e confezionamento, subiscono un raffreddamento utile a garantire loro il mantenimento delle caratteristiche di croccantezza, colore dell’epidermide e sapore.
La grandissima disponibilità di prodotto ha favorito, limitatamente all’area considerata, attività correlate di condizionamento e confezionamento del prodotto nonché la realizzazione di impianti di trasformazione della carota sia in cubetti che in succhi. Tutto ciò ha contribuito a creare un sistema che associa alle ottime caratteristiche pedoclimatiche dell’area, il notevole grado di specializzazione degli operatori di settore, sia essi coltivatori che commercianti e il notevole patrimonio di strutture di lavorazione che assicurano all’area la notorietà di area caroticola per eccellenza. L’Altopiano del Fucino, area particolarmente nota per la produzione di ortaggi, si colloca geograficamente nell’Italia centro-meridionale, in quella che è considerata la Regione dei Parchi, l’Abruzzo. L’area interamente pianeggiante, ad una altitudine di 700 mt. s.l.m., con i suoi 16 000 Ha, è circondata da monti di particolare interesse ambientale come quelli del «Parco nazionale d’Abruzzo», del «Velino-Sirente» e degli «Ernici-Simbruini». La sua origine, quale zona agricola, non ci porta più lontano della fine del 1800 quando furono completate le opere di prosciugamento, ad opera del principe Alessandro Torlonia, di quello che era considerato il terzo lago d’Italia come estensione: Il Lago del Fucino.
Di fronte a questi eventi l’Altopiano del Fucino si può definire come «Territorio giovane, altamente produttivo ed incontaminato» che, grazie alla natura del terreno ed al clima particolarmente favorevole, riesce a trasmettere agli ortaggi peculiarità organolettiche e nutrizionali tali da essere apprezzate e riconosciute dai consumatori europei. La natura del terreno è sabbioso-limoso con elevata quantità di calcare attivo, la reazione (PH) è tra subalcalina ed alcalina, con valori elevati di sostanza organica attribuibile anche alle laute concimazioni letamiche effettuate dagli agricoltori del Fucino con cadenza biennale.