Avezzano. I tagli all’ospedale, la protesta degli 11 medici del pronto soccorso che hanno scritto al ministro, la chiusura di del reparto di Urologia. Questioni gravi e urgenti che hanno sollevato anche le reazioni dei sindacati. “Da mesi lavoriamo per questa difficile situazione, ma gli incontri nelle sedi opportune non hanno portato ai risultati sperati”. E’ quanto affermato da Antonio Ginnetti della segreteria regionale Uil dopo la lettera degli 11 medici del pronto soccorso di Avezznao che hanno scritto una lettera di denuncia al ministro delle Sanità Beatrice Lorenzin sulla situazione di collasso e rischio per i pazienti in cui versa l’unità di emergenza avezzanese.
“La Asl da sola non può risolvere il problema”, spiega Ginnetti, “perché serve l’autorizzazione della Regione. Questa del pronto soccorso di Avezzano è la punta di un icerberg che riguarda tutta la Asl perché c’è una carenza di organico strutturale. Lo stiamo dicendo da gennaio. Sono tanti anni che non si fanno i concorsi, e poi ci sono i pensionamenti. In un recente incontro a Palazzo Silone, l’assessore Silvio Paolucci si era impegnato con la Uil e altre sigle a ridurre il taglio del personale sulle Asl e dare il nullaosta per l’assunzione a tempo indeterminato. Ad oggi non abbiamo avuto riscontri su questo punto. Oltre alla carenza di personale, ce n’è anche una legata a deficit organizzativo. L’attività di 118 deve essere scorporata da quella di pronto soccorso, come avviene all’Aquila. Si risolverebbe con questa nuova organizzazione l’80 per cento dei problemi. La rete ospedaliera di questa provincia non può essere garantita da questa dotazione di organico. Le rassicurazioni di Tordera per l’assunzione di pochi medici per tutta l’azienda non risolveranno i problemi. Lo stiamo dicendo da anni ed è ora che si faccia. Anche il sindaco di Avezzano prenda atto di questa situazione”.
“Se c’è una struttura dove il servizio di emergenza urgenza da un punto di vista organizzativo funziona, come all’Aquila, dobbiamo adottarlo anche ad Avezzano”, afferma Pino De Angelis, segretario regionale Uil, “le dotazioni di pronto soccorso sono legate al numero di prestazione. Dovremmo avere la stessa dotazione di quella dell’Aquila. Servono due dotazioni organiche distinte. Ad Avezzano non si sa chi deve fare cosa. L’infermiere che magari sta curando un paziente, improvvisamente con l’arrivo di una chiamata lo deve lasciare e correre da un’altra parte per svolgere un’altra mansione. Chiediamo il rispetto dell’impegno assunto dall’assessore evitando che la situazione del pronto soccorso di Avezzano si rispecchi in tutta la provincia con problematiche simili. La dotazione di personale della Asl, infatti, dovrebbe essere di 4.300 unità, invece siamo a 3.800.
Dalla Asl arrivano rassicurazioni sul fatto che il provvedimento è provvisorio. Ma lo era anche quello di Neurochirurgia, che poi non ha più riaperto. “Tutta l’attività dell’urologia di Avezzano, comprese le urgenze, verrà assicurata dall’ospedale di L’Aquila secondo la logica dell’azienda unica provinciale in cui, in caso di necessità, le strutture si supportano a vicenda al fine di garantire il servizio”. Così il manager della Asl, Rinaldo Tordera è intervenuto sulla questione. “Durante l’estate, come noto, gli organici si assottigliano perché occorre concedere la sacrosanta fruizione delle ferie al personale e, oltre a questo”, aggiunge Tordera, “consentire agli operatori di beneficiare dei riposi lavorativi durante i turni”. “Pertanto, alla luce di queste necessità, tutta l’attività dell’urologia di Avezzano, ricoveri ordinari e prestazioni improcrastinabili, verrà integralmente garantita dal reparto dell’ospedale di L’Aquila, senza che venga meno, in alcun modo, il livello di assistenza del servizio”. “Si tratta peraltro di una soluzione temporanea, limitata al periodo estivo, poiché nelle prossime settimane il reparto di Avezzano riprenderà i suoi abituali ritmi lavorativi”. “Tutto ciò era stato ampiamente previsto e rientra nell’ottica dell’azienda unica che, in determinati periodi o in caso di necessità, sopperisce alle momentanee carenze di personale di un reparto attraverso provvisorie supplenze svolte da altre unità operative della provincia, in una logica di mutuo sostegno al fine di garantire continuità dei servizi”. “E’ il caso di rimarcare”, conclude Tordera, “che la Asl deve muoversi secondo un difficile equilibrio: cercare di offrire le migliori prestazioni tenendo però conto dei rigorosi vincoli imposti dalla regione alla propria attività”.