Avezzano. Anche stavolta è un provvedimento provvisorio, come lo era lo scorso anno per Neurochirurgia, mai più riaperta. Anche stavolta il motivo è la carenza di medici, come per Neurochirurgia. Acne stavolta il primario si trova all’ospedale dell’Aquila, come per Neurochirurgia. La Marsica, intanto, perde pezzi nella sanità, tutto tra l’indifferenza generale. Gli unici ad accorgersene sono i pazienti, costretti a continui viaggi all’Aquila. La chiusura di Urologia, un reparto importante, fondamentale per ogni ospedale che si rispetti, è un segnale che mostra come l’accentramento dei servizi sanitaria sia un percorso già avviato. E’ la prima volta, escludendo la nota vicenda di Neurochiruirgia, che una unità operativa dell’ospedale viene chiusa. In passato, nel periodo estivo, ci sono stati casi di reparti accorpati, oppure la riduzione di posti letto, ma mai di chiusura. Fino a oggi s, il dottor Massimo Calabrese e il dottor Pierluigi Leone hanno fatto il possibile per evitare la chiusura, ma le attese riguardo a nuove assunzioni sono state vane. Ora restano garantite solo consulenze e ambulatorio. Si parla, come accadde per Neurochirurgia, di immanenti assunzioni, che permetteranno la riapertura già a settembre. Di concreto, per il momento, non c’è nulla.
Durissima la reazione del segretario provinciale Nursind, Antonio Santilli, secondo cui “la gravissima carenza di personale denunciata varie volte dalla scrivente, esistenti su tutti i servizi e reparti di questa Asl, sta determinando il collasso dei servizi sanitari”. “Infatti a seguito di alcune assenze impreviste di personale infermieristico o medico e in concomitanza con il periodo di ferie estive che si vanno ad aggiungere alle già poche risorse umane a disposizione”, spiega, “avviene che per esempio, nel dipartimento chirurgico dell’ospedale di Avezzano vengono addirittura chiusi i reparti (come l’Urologia) con le evidenti ripercussioni sull’utenza. Il depauperamento della garanzia nell’erogazione dei servizi e addirittura la chiusura di Servizi Pubblici essenziali per ferie estive sono a dir poco inaccettabili e rappresentano un gesto di assoluta inciviltà. Occorre immediatamente ripristinare la dotazione organica ed aprire un confronto serio per discutere del fabbisogno del personale e delle risorse economiche da mettere a disposizione. Ancora una volta, privi di idee e di soluzioni, i vertici aziendali, sembra che non trovino di meglio che di accorpare i reparti o a dirittura chiuderli (probabilmente senza riaprirli più) per consentire al personale di fruire delle ferie estive, ripetendo il solito copione recitato ogni volta che la disattenzione alle esigenze organizzative di questo ospedale determina prevedibili deficienze di organico che, peraltro, già in situazioni di normalità costringono il personale a turni allucinanti, in cui non di rado non viene nemmeno assicurato il rispetto degli intervalli di riposo di 11 ore tra un turno e l’altro prescritti dalla legge 161/2014”.
Il sindacato contesta poi “la facilità di ricercare risorse, solo quando si tratta di elargire ai vertici aziendali decine di migliaia di euro a titolo di incentivazioni per aver svolto bene il loro lavoro; forse secondo la dirigenza di questa Asl, oggi saper fare bene il lavoro significa chiudere i reparti e far fare “i viaggi della speranza” sulle ambulanze, a persone che stanno già soffrendo per il loro stato di salute precario, affinché venga trovata una collocazione per essere curato (sperando che non muoia durante il tragitto)”.