Avezzano. Vi sono decadi destinate a cambiare per sempre il volto della società civile, influenzando e rivoluzionando profondamente i principali campi attorno cui questa si sviluppa. Gli anni sessanta, molto probabilmente, hanno rappresentato il principale periodo di transizione del secolo scorso in ambito politico, sociale e culturale. Il decennio 1960 – 1970, però, pur se pionieristico sotto molto aspetti, è stato spietatamente contraddittorio. Pensiamo alle lotte razziali, emblema di una società spaccata tra chi predicava uguaglianza formale e sostanziale tra i cittadini e chi, al contrario, era riluttante a lasciarsi alle spalle una mentalità ottusa e bigotta, frutto di retaggi culturali che ancora oggi, purtroppo, non sono pienamente sconfitti. Il 28 agosto del 1963 Martin Luther King, affiancato da 200.000 persone, marciava su Washington a difesa dei diritti civili ed economici degli afroamericani. E’ qui che tenne il famoso discorso “I have a dream”. Verrà assassinato 5 anni dopo. Un anno più tardi, in Sudafrica, Nelson Mandela veniva incarcerato perché accusato di contrastare l’apartheid in favore dell’emancipazione della gente di colore. Se da un lato, dunque, vi era chi sacrificava la propria vita per promuovere l’uguaglianza e l’integrazione, dall’altro, invece, c’era chi costruiva barriere con l’intento di spaccare una popolazione già flagellata dai conflitti bellici. In Germania, nel 1961, Berlino veniva divisa in due dal quel famoso “muro” il cui unico scopo era quello di fomentare disparità e odio. Erano gli anni di lotte razziali e di tensioni sociali e studentesche (il famigerato “Sessantotto”),ma anche di una rinnovata speranza, del cambiamento, della ricerca di una mentalità liberale che faticava ad affermarsi.
Nel mentre gli U.S.A. sprofondavano nella Guerra del Vietnam, durata venti anni e costata la vita a circa un milione e mezzo di persone tra militari e civili, l’allora U.R.S.S. inviava il primo uomo sullo spazio: Juri Gagarin. Le due superpotenze furono al centro della crisi missilistica conseguente al tentativo di invasione di Cuba nell’aprile del 1961 e al relativo spiegamento difensivo nell’isola di missili nucleari di sovietici. Protagonista di quei drammatici mesi fu John Fitzgerald Kennedy, presidente di belle speranze che il 22 novembre del 1963 venne ucciso a Dallas. Indiziato principale dell’assassinio fu Lee Harvey Oswald, anche se sono in molti a sostenere che fu una congiura organizzata dalla CIA. Ma JFK non fu l’unico personaggio di dominio pubblico a morire negli anni ‘60; il 4 agosto del 1962 veniva trovata priva di vita Marilyn Monroe, diva hollywoodiana e vera e propria icona del cinema e della cultura pop mondiale, tutt’ora considerata simbolo di bellezza eterna. L’Italia, dal canto suo, pianse Luigi Tenco e Antonio “Totò” De Curtis, artisti ancora oggi amatissimi.
Da un punto di vista culturale, gli anni sessanta hanno partorito alcune pellicole entrate di diritto nell’Olimpo del cinema: “La Dolce Vita”, “Colazione Da Tiffany”, “Il Laureato”, “2001 Odissea nello Spazio”, “Easy Rider”, “Il Gattopardo”, “West Side Story”. In ambito strettamente musicale a segnare l’epoca fu l’enorme concerto e raduno hippie di Woodstock nel 1969 in cui si esibirono, fra gli altri, Jimi Hendrix, Janis Joplin, The Who e Santana. Ma l’anno d’oro fu il 1967. A distanza di pochi mesi esordirono sul mercato discografico due band destinate a diventare leggendarie; The Doors, capitanati dal carismatico Jim Morrison, e i Pink Floyd di Roger Waters. Ma per chi esordiva, invece, c’era chi stava raggiungendo l’apice della propria carriera. Il 1 giugno John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison, meglio noti come The Beatles, diedero alle stampe “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”. L’ottavo album in studio dei baronetti inglesi è a tutt’oggi considerato come la pietra miliare di una discografia ricca di successi e di hit immortali. Un album perfetto in ogni sua nota, sfumatura e in ognuno dei tredici testi presenti al suo interno. Leggenda vuole che il nome del disco nacque quasi casualmente da una conversazione fra Paul e il roadie Mal Evans, quando la richiesta di Mal di avere il sale e il pepe fu intesa da Paul come Sgt. Pepper.
Dal giorno in cui fu pubblicato rimase per 148 settimane nella classifica inglese, di cui 27 al numero 1. Negli Stati Uniti passò 88 settimane in classifica, di cui 15 al primo posto. Vinse ben 4 Grammy Award, fra cui “album dell’anno”, e resta uno dei più influenti e venduti dischi di tutti i tempi. Nel 2003, la biblioteca del congresso americano ha selezionato Sgt. Pepper per il National Recording Registry, riconoscendo all’album un valore “culturale, storico ed estetico. Già, anche estetico, perché la copertina dell’ellepì è semplicemente un vero e proprio capolavoro di arte grafica che rappresenta il pubblico davanti al quale John, Paul, Ringo e George avrebbero voluto esibirsi. Non solo, la stessa è piena di messaggi criptici, stranezze di vario genere, riferimenti religiosi, letterali e musicali. Alcuni personaggi che appaiono sulla copertina? Marilyn Monroe, Bob Dylan, Marlon Brando, Albert Einstein, E.A.Poe, Oscar Wilde e Aleister Crowley. Cinquanta anni dopo, l’ottavo album dei “Fab Four” suona ancora incredibilmente fresco, rivoluzionario, esagerato in ogni sua forma, nota e immagine. E’, senza timore di smentita, l’album manifesto di un decennio ricco di novità, straordinariamente attivo ma altrettanto contraddittorio, esaltante e ricco di vita ma anche oscuro e claustrofobico.
Cinquanta anni dopo l’entusiasmo e il clamore che suscita il nome The Beatles è lungi dall’essere offuscato dall’inesorabile trascorrere del tempo. Cinquanta anni dopo siamo ancora qui a cantare a squarciagola dei pezzi intramontabili che hanno accompagnato la nostra vita, quella dei nostri genitori e, perché no, accompagneranno anche quella dei nostri figli e nipoti. Sabato 5 agosto, nell’ambito della manifestazione “Festiv’Alba”, andrà in scena una serata interamente dedicata alla band inglese, in cui video d’epoca accompagneranno il concerto dei “The Beatlestory”, tribute band italiana. Ci sarà da divertirsi, ne siamo certi. Auguri “Sgt Pepper’s”, cento di questi giorni. Federico Falcone