Ogni anno migliaia di turisti si recano a Loch Ness, in Scozia, a caccia di un fantomatico mostro del lago. In pochi però sanno che la leggenda scozzese, nata intorno agli anni 30, era già nota da più di duemila anni sulle sponde del lago Fucino, nonché ampiamente documentata. Nel poema drammatico Alessandra di Licofrone, risalente al terzo secolo a.C., c’è un passo in cui si fa riferimento ad un ipotetico fiume di acqua purissima che attraversava il lago del Fucino senza mischiarsi con le sue acque; questo viene indicato in greco come ‘Python’, ossia pitone. Come si può immaginare dalla traduzione alla creazione di un mostro il passo fu breve, soprattutto se in alcuni punti del lago accadevano fenomeni singolari e insidiosi. In località Petogna (nei pressi di Luco dei Marsi) il lago del Fucino possedeva il suo unico inghiottitoio naturale. Questo, protetto da gigantesche rocce, lasciava sparire nei canali sotterranei le acque in eccesso dell’intero bacino lacustre. Le rocce, ancora oggi perfettamente visibili, non fuoriuscivano dal pelo dell’acqua, ma attraverso le rifrazioni della luce sulle acque del lago, creavano l’illusione che in quel punto qualcosa di grosso e spaventoso ne abitasse il fondale. Inoltre, quando il livello si abbassava, anche leggermente, le barche venivano irreparabilmente danneggiate dall’urto con le rocce e trascinate a fondo dai potenti mulinelli che spesso si creavano in quel punto di scarico.
Tutto questo, mischiato all’ignoranza e alla paura della popolazione, negli anni aveva consacrato la leggenda del terribile mostro del Fucino, anticipando così di oltre duemila anni quella del più celebre Loch Ness. Ma si trattava davvero solo di una leggenda o c’era dell’altro? Plinio definì sempre molto pescoso il lago del Fucino, e in alcune sue opere racconta che tra gli innumerevoli pesci ce n’era uno sconosciuto e molto particolare che possedeva otto pinne. Diversi scritti storici inoltre, anche recenti, testimoniano l’esistenza di singolari bisce acquatiche, che normalmente passavano il tempo a crogiolarsi al sole, ma che in più di un caso sono state viste attaccare aggressivamente le barche dei pescatori, apparentemente senza motivo, con le loro ‘taglienti lingue’. Alcuni libri di storia raccontano di un’apocalittica invasione subita dall’antica città di Angizia: i rettili erano così numerosi e aggressivi che gli abitanti dovettero lasciare per svariate settimane le loro abitazioni; altre testimonianze scritte riportano che quando tornarono l’intero centro abitato era diventato completamente infetto a causa del cattivo odore che quei rettili morti esalavano nell’aria circostante. Non è certo un mistero che Angizia proteggesse gli abitanti del lago dai morsi dei serpenti, eppure sembra che la Dea avesse anche delle altre qualità. Il mito di Angizia ci racconta come “con la sua magia fosse capace di far scendere la luna dal cielo e le sue irresistibili nenie fermassero i fiumi e incantassero i serpenti placandone l’ira”. E se questo fosse collegato al mostro del lago? La creatura veniva avvistata maggiormente durante le notti di luna piena (probabilmente perché i pescatori uscivano a pesca sfruttando la luce della luna) mentre con “fermare i fiumi e incantare i serpenti con le sue nenie” intendessero proprio placare quel “Python” già menzionato in precedenza, quella mastodontica creatura così temuta dagli abitanti del lago. Nessuno potrà affermare con certezza se si trattasse di verità o fantasia ma una cosa è certa: quella del mostro del Fucino è di sicuro la più antica e storicamente documentata leggenda al mondo di un mostro che abitava le acque di un lago. @francescoproia