Avezzano. E’ finita. La Vesuvius non c’è più. Ieri mattina gli 83 dipendenti hanno firmato le lettere di licenziamento dall’azienda produttrice di piastre per altiforni e alla vigilia di Natale sono tornati a casa senza un futuro davanti. “Abbiamo firmato le lettere di licenziamento”, ha commentato Emiliano Di Salvatore, rsu di stabilimento, “siamo andati tutti a Sviluppo Italia, nella sede di Confindustria, e abbiamo sbrigato tutto l’iter davanti a una delegazione dell’azienda e alle parti sociali”.
Gli 83 dipendenti hanno iniziato a maggio a incrociare le braccia per avere qualche certezza sul loro futuro. Attraverso delle mail erano venuti a conoscenza di una riorganizzazione aziendale che prevedeva la chiusura di alcuni stabilimenti e l’accorpamento di altri. Per avere delle risposte alle loro domande sono arrivati a occupare la fabbrica per un mese e a bussare alla porta degli uffici della multinazionale a Londra e a Bruxelles. Nonostante le iniziali rassicurazioni, però, i dipendenti hanno continuato a lavorare con la paura di dover perdere il posto, assistendo ai tavoli regionali e ministeriali. A settembre poi è arrivata la notizia che a fine anno l’azienda avrebbe chiuso lo stabilimento di Avezzano e Macchiareddu, in provincia di Cagliari, e trasferito tutta la produzione nell’Europa dell’Est. A nulla è valso il tentativo del governo di far desistere la multinazionale. “Ormai è finito ogni tipo di rapporto con la Vesuvius”, ha concluso Di Salvatore, “da oggi (ieri per chi legge) siamo disoccupati come tanti altri marsicani”. Nei prossimi giorni i dipendenti dovranno iscriversi nelle liste di mobilità all’ufficio di collocamento nella speranza che entro due anni qualche azienda possa riassumerli.