Avezzano. Sono 52 dei 139 quantitativi, sottoposti dai raccoglitori di funghi ad accertamenti, non hanno superato l’esame di commestibilità del servizio ispettivo micologico della Asl. E’ il bilancio dell’attività del 2016 che ha messo ancora più in evidenza l’importanza di questo tipo di ‘sorveglianza’ sanitaria (gratuita), assicurata dall’azienda sanitaria, nel consumo di funghi colti dagli appassionati nei boschi. Oltre un terzo dei miceti, passati al vaglio dello specialista Asl al distretto sanitario di Avezzano, dove si trova il servizio che fa capo all’attività di Igiene e alimenti della nutrizione, è stato quindi bandito dal consumo.
Il servizio-sentinella della Asl, che quest’anno è stato potenziato col raddoppio delle ore di apertura, ha lavorato con particolare lena nei mesi di ottobre e novembre scorsi. In questo arco di tempo, con una forte accelerazione nella cadenza delle analisi, effettuate dal micologo, dottor Stefano Maggi, sono stati ben 70 i quantitativi di prodotto, trovati nelle varie aree della Marsica, su cui è stata chiesta la consulenza di commestibilità della Asl. Tra ottobre e novembre, in concomitanza col potenziamento del servizio (il giovedì pomeriggio in aggiunta al lunedì) è stata quindi compiuta la metà delle analisi svolte nei mesi antecedenti, tra giugno e settembre (limitatamente ai periodi propizi alla raccolta). La nuova governance della Asl ha rafforzato l’attività proprio al fine di assicurare un filtro sempre più stringente sulle verifiche. “Nel territorio della Provincia”, dichiara il Manager della Asl, Rinaldo Tordera, “vi sono sempre più persone che si dedicano alla raccolta dei funghi e quindi c’era la necessità di dare una risposta concreta al bisogno di sicurezza dei cittadini. Nel prossimo anno cercheremo di estendere il servizio anche ad altre aree”. I 52 certificati con cui la Asl ha ‘bocciato’ il materiale analizzato comprendono tre voci: non commestibili (prodotti del tutto sgradevoli al palato e quindi non buoni per la tavola, pur non essendo pericolosi), tossici (che possono portare a serie conseguenze per la salute ma non mettono a repentaglio la vita) e infine velenosi (si rischia la morte). Dall’osservatorio della Asl, relativo al 2016, emerge una chiara tendenza: c’è un vistoso incremento di gente che si è recata per la prima volta nei prati a caccia di funghi, con un’alta adesione di giovani (tra 27-30 anni). Le nuove forze giovanili, entrate nel 2016 nei ranghi di appassionati che storicamente sono composti in larga prevalenza da persone ‘mature’, hanno vieppiù ingrossato le file, fino a toccare una percentuale del 30%, vale a dire circa 1.800 su un totale stimato di 6.000 appassionati in tutta la provincia di L’Aquila. L’aumento del ‘popolo’ dei funghi, come ovvia conseguenza, ha fatto innalzare la soglia di rischio che infatti, per l’anno corrente, si è tradotta in 3 casi di avvelenamento, in tutta la Provincia (senza conseguenze fatali per chi ne è rimasto vittima) mentre lo scorso anno non si registrarono episodi di intossicazione. Quest’anno la Asl, nell’ambito del potenziamento del servizio di controllo, ha garantito anche il pronto intervento. In una circostanza, infatti, lo specialista micologo è intervenuto con una consulenza urgente, al pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano, per fare immediatamente la diagnosi, stabilire le cure ed evitare ricoveri spesso impropri ( e quindi inefficaci per il paziente) oppure inutilmente lunghi in relazione alle effettive necessità terapeutiche.