Avezzano. “Me lo aspettavo! Renzi ha la responsabilità di aver voluto per forza fare da solo contro tutti, dall’estrema sinistra all’estrema destra. È sbagliato perché le riforme si fanno con più dialogo, più tempo e ponderazione”. Così il sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio, all’indomani del referendum costituzionale. A differenza di altri colleghi, si dice sereno: “Non succederà niente, si va avanti come tutti i giorni, cercando di lavorare e cercando di trovare soluzioni per i cittadini che hanno bisogno di risposte”.
Di Pangrazio, sindaco alla testa di una coalizione di centrosinistra, non è sceso in campo: il No ad Avezzano, dove l’anno prossimo si vota alle amministrative, ha raccolto il 65 per cento dei consensi. Giovanni è fratello di Giuseppe, esponente del Pd e presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo. “In tempi non sospetti – ricorda Di Pangrazio – ho detto che il referendum era inutile e la riforma mortificava le autonomie locali, per me che sono un cultore delle autonomie, ma non mi esprimevo e lasciavo decidere i cittadini sulla base delle loro conoscenze, di certo non mi sono piaciute le passerelle sia per il Sì che per il No, avrei preferito che da Roma si spostassero nelle periferie per darci una mano a trovare soluzioni positive per noi”. “Infatti come Comune non abbiamo organizzato proprio niente per far scegliere liberamente i cittadini senza forzature alcune”, rivendica il sindaco. Anche rispetto ai timori di alcuni amministratori e a quanto affermato anche dal capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, che si è chiesto che fine facciano ora le promesse della campagna referendaria, Di Pangrazio va controcorrente: “A noi non è stato promesso nulla! Gli unici soldi che ci sono arrivati sono quelli per l’edilizia scolastica e li stiamo già spendendo”. Per il sindaco è ora auspicabile un Governo politico: “Ero uno dei fautori del Governo tecnico di Mario Monti, pensando che ci avrebbe dato qualcosa di più, invece sono uscite le peggiori leggi per l’Italia, anche io sono entrato come tecnico, ma mi sono dovuto calare nella realtà della comunità e acquisire quella conoscenza della politica che ci vuole per amministrare”.