Celano. “Nel leggere l’esaltazione di una attività inutile portata avanti in questi ultimi giorni, mi corre l’obbligo di precisare ancora meglio che nei cinque anni di attività del comitato da me fondato sono state percorse tutte le strade legali per contrastare la mala gestione del servizio idrico a Celano e nella Marsica del Cam, ma che le stesse azioni hanno trovato sempre un muro di gomma frapposto dalla politica per la risoluzione del problema in quanto in troppi sono legati al carro del Cam”. Inizia così la lunga presa di posizione di Gianvincenzo Sforza, rappresentante del comitato Acqua nostra di Celano.
“Per dovere, e non certo per sterile polemica alla quale rinuncio volentieri, voglio rispondere a quanti ritengono alcune iniziative valide per cacciare il Cam dalla gestione delle reti della città”, ha continuato, “il consiglio comunale di venerdì scorso va considerato la fotocopia di quello dell’11 febbraio 2013 e del 30 novembre 2013 nel quale si dicono le stesse cose appunto inserite nel deliberato di venerdì 18 novembre 2016: auspici, buoni propositi, invocazione di norme già ampiamente snocciolate in passato. Basta confrontare i tre deliberati per accorgersene. I trionfalismi eccessivi sono sicuramente dannosi e rischiano di favorire proprio il Cam e, allora, voglio chiarire che per i poteri sostitutivi da parte della Regione, essi già sono stati chiesti nel 2013, purtroppo, inutilmente in quanto la stessa Regione non lo ha fatto e al TAR, dove il Comune era ricorso per vedere attuata questa richiesta, ha vinto proprio la regione con vittoria di spese contro il Comune di Celano. Sarebbe opportuno che Antonio Del Corvo spiegasse oggi ai celanesi il perché, in veste di presidente della Provincia e quindi delle ASSII (Associazione dei sindaci nel servizio idrico integrato) non ha avocato a se i poteri sostitutivi potendolo fare e facendo decadere il CAM dalle funzioni gestionali delle reti celanesi. Per ciò che attiene alla richiesta di constatare le inadempienze operative del Cam, esse sono state oggetto di innumerevoli riunioni in prefettura, in Regione, negli uffici dell’Ato e, benché il Comitato e il Comune avessero ragione su questo aspetto, nessuno è intervenuto, tanto che il CAM ancora oggi gestisce allo stesso modo le nostre reti, facendosi pagare per servizi che non fa o fa male come la depurazione.
Per il referendum c’è da dire che l’iniziativa è sterile in quanto: prima manca il presupposto di contrarietà, visto che i celanesi come hanno ampiamente dimostrato e dimostrano sono prevalentemente contro la gestione del Cam; secondo perché il referendum manca di riferimenti normativi e di legge specifici che autorizzerebbero il Comune a invocare la restituzione delle reti a seguito di un pronunciamento popolare in una tornata referendaria. Resto inoltre stupito dalle affermazioni del sindaco Santilli; dell’avvocato del Comune Simone per ciò che riguarda il credito: l’esazione del credito di 2milioni e 400mila euro è ormai legato solo ed esclusivamente al Decreto ingiuntivo che potrà essere attuato da marzo 2017 e, cioè, dopo il pronunciamento del giudice del tribunale di Avezzano, così come stabilito nell’udienza di lunedi 14 novembre. La presunta illegittimità della competenza a decidere, peraltro sollevata in consiglio anche dalla consigliera Evelina Torrelli, e’ stata gia’ oggetto d’eccezione (per far perdere altro tempo al comune e allontanarlo dal giudizio) da parte degli avvocati del Cam (Paolini e Del Fiacco) nell’udienza del 2012 e seguenti (inserite nelle memorie difensive sia degli avvocati del Cam che da quello del Comune di Celano (Herbert Simone) consegnate il 27 gennaio 2012 e 29 novembre 2012, eccezione che il Tribunale delle Acque ha rigettato in quanto “Il tribunale delle acque è competente in materia di diritti connessi alle acque stesse e non in contenziosi economici derivati dall’inosservanza di accordi commerciali afferenti all’acqua- per tanto si riconosce la competenza al tribunale ordinario” (Ma esistono anche altre sentenze simili per altri casi) …perché ora si trascura che questa eccezione è stata già esperita senza successo dal Cam nel 2012 per far perdere tempo al Comune e si riporta come una eventuale causa che potrebbe far slittare l’esecuzione del Decreto ingiuntivo che verrà sicuramente decretato nella sentenza dal giudice dell’Orso prevista a marzo? Proprio per sincerarsi di quanto scritto sono a disposizione, di chiunque ne farà richiesta al sottoscritto, tutti i documenti relativi prodotti in 5 anni di attività dal Comitato “Acqua nostra” che, in conclusine, può affermare che il Cam è un problema creato dalla politica marsicane e da questa deve essere risolto… il resto è tutta “aria fritta” e ve lo dice uno che al problema ha dedicato, sprecandoli, 5 anni della sua vita!”.