Canistro. Mancato accordo tra istituzioni, azienda e sindacati, scaturito dal tavolo istituzionale che si è svolto oggi all’Aquila nella sede della Provincia per la vertenza della Santa Croce: entro 120 giorni l’azienda provvederà a licenziare i 75 lavoratori dello stabilimento di Canistro, dove si imbottigliava l’acqua minerale distribuita a livello nazionale; i dipendenti usufruiranno degli ammortizzatori sociali a seconda della tempistica del licenziamento.
Per i lavoratori c’è in ballo anche la possibilità di essere riassorbiti dal nuovo concessionario che uscirà dal bando che la Regione ha emanato, con scadenza il prossimo 15 dicembre, dopo i sigilli alla conduttura della sorgente. Il mancato accordo chiude una vertenza che per mesi ha visto l’azienda e la Regione Abruzzo darsi battaglia in un duro braccio di ferro, fatto di esposti alla Procura e denunce, e con i lavoratori in sciopero che per settimane hanno impedito l’ingresso nello stabilimento. Proprio per questo oggi erano ridotte al lumicino le speranze di un cambio di programma. La decisione ufficiale di oggi segue il mancato accordo con i sindacati delle passate settimane. La Santa Croce, non potendo più captare l’acqua, l’8 settembre scorso ha avviato le procedura di mobilità per i 75 dipendenti, di cui una cinquantina in cassa integrazione e la restante parte al lavoro a rotazione. Attualmente sulla vicenda ci sono inchieste della Procura di Avezzano, su esposti della Regione e della Santa Croce, e un sequestro amministrativo preventivo di circa 8 milioni di litri di acqua, captata secondo la Regione senza autorizzazione, che i legali del patron dell’azienda, Camillo Colella, hanno impugnato. La Santa Croce, proprietaria del marchio e dello stabilimento ha trasferito la produzione in Molise dove ha un’altra concessione. Al tavolo sono intervenuti tra gli altri Colella, il vice presidente della giunta regionale Giovanni Lolli, il presidente della Provincia Antonio De Crescentiis e le rappresentanze sindacali e il Comune di Canistro.