Tagliacozzo. Non ci sono elementi che fanno pensare a un dolo. E’ questo in sostanza l’esito della perizia sulle tre auto di proprietà della famiglia dell’ex primo cittadino Maurizio Di Marco Testa distrutte dalle fiamme a metà febbraio, durante la notte. I veicoli, una Mini Cooper, un’Alfa e una Fiat 500, erano parcheggiati sotto all’abitazione del primo cittadino. Sul posto erano intervenuti i vigili del fuoco di Avezzano che avevano impiegato oltre un’ora per domare le fiamme e i carabinieri della compagnia di Tagliacozzo che hanno svolto le lunghe indagini per accertare le cause dell’incendio e identificare eventuali autori del gesto. Invece ora la perizia sembra chiarire che non c’erano inneschi o altri elementi che possano far pensare al dolo.
Furono tante le polemiche sul caso e ci furono prese di posizione politiche riguardo alla tipologia dell’incendio (doloso o accidentale), tra cui quelle di due parlamentari (gli onorevoli Filippo Piccone dell’Ncd da un lato e di Gianni Melilla di Sel dall’altro), ma anche di politici locali. Arrivarono anche le dichiarazioni del procuratore di Avezzano, Andrea Padalino, che chiarirono come dalle indagini non c’erano certezze né da un verso né dall’altro e che gli accertamenti erano ancora in corso. Il perito Cristiano Ruggeri ora ha terminato il suo lavoro. Ora il sostituto procuratore Roberto Savelli, titolare dell’inchiesta, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo. Resta ancora aperta invece l’inchiesta sugli appalti a Tagliacozzo che ha portato all’arresto di quattro persona tra cui l’ex sindaco e all’indagine nei confronti di una quindicina di persone, tra cui imprenditori. Provvedimenti annullati poiché ritenuti illegittimi dal tribunale del riesame.