San Benedetto dei Marsi. Illuminante conferenza sulle possibili fusioni dei Comuni con meno di 5mila abitanti. Non gli infimi rigurgiti del campanilismo, non lo stucchevole provincialismo. Ma solo giuspubblicismo, storia ed economia. Insomma, tutto quello che c’è da sapere per la vivenza (sopravvivenza?) dei piccoli centri urbani. Piccole realtà che rischiano di scomparire. Per sempre. L’eterna sparizione o, quantomeno, un rovinoso ridimensionamento della municipalizzazione? L’inizio della fine per le piccole autonomie comunali? Un’inaccettabile manovra accentratrice? I tanti strillati interrogativi e la stura all’unicità della scottante tematica. Un tema di stretta attualità – molto sentito nelle piccole municipalità – all’ordine del giorno delle fitte agende sindacali e delle preoccupate compagini amministrative italiane. Un’appassionante dissertazione sapientemente affrontata nell’incontro domenicale marruviano, tenutosi nella sala conferenze dell’albergo ristorante “Ragno”. La prolusione e la moderazione dell’incontro sono state affidate alla capacità argomentativa del dottore Arnaldo Santilli, ex sindaco della cittadina fucense. Hanno partecipato quali relatori: la professoressa Renata Scurci, che ha brillantemente relazionato sull’evoluzione storica da Marruvium a San Benedetto dei Marsi; l’avvocato Antonello Santilli, che ha ben illustrato la sua giurisperizia sull’argomento scientifico; il dottore commercialista Alessio Di Pascasio, nella sua attenta analisi economica e giuslavoristica. Il geometra Fabrizio Domenico Cerasa, consigliere comunale di minoranza e patrocinatore dell’evento culturale, ha infine illuminato la gremita sala conferenze con la sua metodica, minuziosa e persuasiva relazione conclusiva. Il tema affrontato riguarda la proposta di legge sulle fusioni obbligatorie e la legge regionale, recentemente emanata, che prevede la fusione volontaria. La proposta di legge si trova, nel suo iter di approvazione parlamentare, in commissione affari costituzionali. Di seguito sono riportati alcuni dati dell’associazione nazionale dei piccoli Comuni italiani (Anpci). Se la legge venisse approvata si passerebbe dagli attuali 8.003 Comuni italiani a 2.350: una soppressione del 70 per cento. Per quanto riguarda il territorio marsicano si passerebbe da trentasette Comuni a undici, mentre per la Marsica est (ex Valle del Giovenco) da dieci municipi si scenderebbe a due. Dalla conferenza è emersa, come prima ipotesi, la possibile costituzione di un unico Comune per la Marsica est che avrebbe una popolazione di 18.362 abitanti dislocati in tanti piccoli centri urbani molto distanti tra loro e, quindi, una bassa densità abitativa per una vasta estensione territoriale di oltre quattrocento chilometri quadrati. Queste condizioni annullerebbero il vantaggio economico derivante dalla fusione. E’ evidente che questa proposta non è ottimale se i dati li paragoniamo ad Avezzano (che ha una popolazione di 41mila abitanti a fronte di circa cento chilometri quadrati di territorio) e a Pescara (che ha 117mila abitanti e un’estensione territoriale di soli trentacinque chilometri quadrati), tanto per citare alcune realtà importanti d’Abruzzo. La seconda ipotesi prevede la costituzione di due municipalità, una composta dai Comuni di San Benedetto dei Marsi, Ortucchio, Gioia dei Marsi e Lecce nei Marsi (che avrebbe 9.460 abitanti e un’estensione territoriale di quasi duecento chilometri quadrati) e l’altra costituita dai Comuni di Pescina, Collarmele, Cerchio e Aielli (che avrebbe 8.137 abitanti e un territorio di oltre cento chilometri quadrati). E’ possibile che si formi un Comune ricadente nel parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise composto da Ortona dei Marsi, Bisegna, Pescasseroli, Opi, Villavallelonga e Collelongo. La relazione storica della professoressa Renata Scurci ha ricordato la gloriosa storia di Marruvium: capoluogo del popolo marso; centro di primaria importanza nel periodo dell’assoggettamento a Roma; sede della prima diocesi dei Marsi; paese natale di Papa Bonifacio IV e Sabina Santilli, fondatrice della “Lega del filo d’oro”. La relazione giuridica dell’avvocato Antonello Santilli ha evidenziato che la fascia tra 5mila e 10mila abitanti è la dimensione ottimale per mantenere un ambiente a misura d’uomo, con servizi efficienti e con ottimizzazione dell’uso delle risorse. La relazione sociale ed economica del dottore commercialista Alessio Di Pascasio ha differenziato le possibili ipotesi di fusione per due propensioni economiche divergenti. Le relazioni storica, giuridica, sociale ed economica – che nelle sue precise conclusioni il geometra Cerasa ha condiviso e recepito totalmente – dimostrano che la soluzione che salvaguarda maggiormente gli interessi del Comune di San Benedetto dei Marsi è evidentemente quella dell’unione con Ortucchio, Gioia dei Marsi e Lecce nei Marsi, in quanto le economie dei quattro Comuni sono in gran parte simili e convergenti. Si otterrebbe, inoltre, un Comune con quasi 10mila abitanti, il più popoloso della Marsica est. Mai più scontata fu la conclusione giornalistica: San Benedetto dei Marsi… quale futuro? Antonio Salvi