Canistro. “La situazione dello stabilimento Santa Croce è ormai precipitata con la comunicazione, da parte dell’azienda, dell’avvio del licenziamento collettivo dei 75 dipendenti”. Ad affermarlo è Franco Pescara, segretario regionale Fai-Cisl. “Purtroppo, i lunghi mesi trascorsi dalla scadenza della precedente concessione per l’imbottigliamento dell’acqua e lo sfruttamento delle sorgenti di Canistro, non hanno portato a nessuna soluzione negoziata”, dice Pescara, “nè hanno chiarito, in alcun modo, gli aspetti legati al nuovo bando che la Regione avrebbe dovuto emanare al fine di consentire la prosecuzione dell’attività nello stabilimento Santa Croce, indipendentemente dalla società aggiudicatrice”. L’unico elemento certo, secondo il segretario regionale Fai-Cisl, “è la perdita secca di 75 posti di lavoro sul territorio, con l’impatto sociale e le conseguenze che si possono immaginare. Una sconfitta per tutti i protagonisti di questa vertenza”. La Fai-Cisl, preso atto che secondo la Regione Abruzzo “non è possibile procedere ad altre proroghe”, chiede “che non vi siano ulteriori indugi e che venga pubblicato, in tempi brevissimi, il nuovo bando”. Rivendica, inoltre, “che il bando stesso contenga una clausola vincolante che tuteli espressamente, sul piano della rioccupazione, i diritti dei lavoratori che stanno per essere licenziati”. Le organizzazioni sindacali, unitamente ai lavoratori, si riservano ogni azione a tutela dei diritti delle maestranze della Santa Croce. L’azionista di maggioranza di Sorgente Santa Croce Spa, l’ingegnere Camillo Colella, in merito al ventilato fermo delle attività di imbottigliamento presso lo stabilimento di Canistro del marchio nazionale di acqua minerale Santa Croce, a causa “dei no immotivati della Regione Abruzzo a proroghe o rinnovi di concessione”, precisa che l’azienda continuerà a mantenere gli impegni presi con tutti i suoi clienti, assicurando la continuità e la puntualità delle forniture di prodotto. Il patron, inoltre, ribadisce che non è intenzionato a cedere la proprietà e pertanto ogni notizia in merito alla vendita e/o cessione dell’azienda “è assolutamente infondata”.
“È un caso emblematico e unico in Italia, quello del fermo di uno stabilimento produttivo che si manifesta non a causa di debiti o fallimenti, ma per la volontà politica di alcuni amministratori regionali”, accusa il proprietario di Acqua Santa Croce. Colella tira in ballo come “attori principali della negativa vicenda il vice presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Mario Mazzocca, e la dirigente del servizio Iris Flacco che hanno dimostrato, a nostro avviso, di utilizzare due pesi e due misure in situazioni molto simili: nel caso analogo al nostro, al marchio Gran Guizza hanno concesso ripetute proroghe a concessione scaduta, a noi è stata negata per tre volte con motivazioni inesistenti che naturalmente abbiamo impugnato”.
“Inoltre – continua l’imprenditore – la Regione con la sua inerzia, i ritardi e attraverso le errate interpretazioni delle norme, sta dimostrando che il loro obiettivo è farci fuori dal mercato, a vantaggio dei nostri concorrenti – conclude Colella – svalutando l’azienda ora che ha riconquistato credibilità, rinnovata immagine e affidabilità, grazie agli investimenti commerciali, industriali e pubblicitari da me realizzati in questi ultimi anni”.