Villavallelonga. Le associazioni ambientaliste Salviamo l’Orso, Pro Natura, WWF e Legambiente hanno partecipato nei giorni scorsi alla riunione straordinaria dell’Autorità di Gestione del PATOM convocata a Roma dal Ministero dell’Ambiente. Sui risultati dell’incontro è stata elaborata una relazione sintetica che si può consultare sul sito del Ministero. Al di là della sintesi (che ovviamente condividono), WWF, Salviamo l’Orso e Pro Natura ribadiscono come non si possa in alcun modo derogare dal rispetto del principio di legalità, soprattutto all’interno di una importantissima area protetta quale il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in una zona di particolare rilievo per la conservazione dell’orso bruno marsicano, patrimonio dell’intera umanità. Ricordano inoltre che tra i compiti del Parco c’è certamente anche quello, recentemente richiamato dal Consiglio di amministrazione dell’Ente, di favorire l’avvio di modelli gestionali che contemplino tutela e sviluppo turistico, purché però ciò avvenga con progetti a basso impatto ambientale.
Confermano quindi che per loro, come giustamente sottolineato anche dall’Autorità di gestione del PATOM, è necessaria e non eludibile l’azione di ripristino dello stato dei luoghi ed è indispensabile limitare l’accesso attraverso l’apposizione di una sbarra di chiusura della strada dei Prati d’Angro, in località Madonna della Lanna, in modo da consentire il passaggio ai soli autorizzati aventi diritto ed esclusivamente di giorno, con chiusura totale durante le ore notturne.
Quello che è accaduto, al di là dei futuri esiti dell’inchiesta giudiziaria in corso e degli interventi pubblici a tutela dell’area protetta diffusi in questi giorni dalle associazioni, rappresenta indubitabilmente una immotivata aggressione all’autorità del Parco che va invece difesa e ribadita con convinzione, a salvaguardia della natura, della legalità e della civile convivenza. Tutto questo anche nella convinzione che scelte diverse e moderne possono fare della difesa della natura un formidabile volano per lo sviluppo anche economico di un territorio che sicuramente non può essere legato ad antistorici impianti di risalita, resi ormai perfettamente inutili e dannosi dai cambiamenti climatici in corso.