Avezzano. Il 2015 ha segnato una discontinuità effettiva nelle politiche fiscali. Un beneficio che ha riguardato anche artigiani, micro e piccole imprese. L’anno scorso, infatti, hanno visto calare il peso complessivo del fisco (Total tax rate) al 60,9 per cento: il 3,6 per cento in meno rispetto al picco toccato nel 2012 (64,5 per cento). C’è una obiettiva ragione di soddisfazione, quindi, ma il livello della pressione fiscale in Italia rimane intollerabile (19,4 punti in più della media europea) e fortemente penalizzante per l’attività imprenditoriale. Un significativo arretramento ha registrato, di conseguenza, il Tax free day, il giorno in cui l’imprenditore può finalmente cominciare a destinare i guadagni aziendali all’impresa e alla sua famiglia, passato dal 20 agosto del 2014 al 9 agosto del 2015. A rilevarlo è “Comune che vai fisco che trovi”, l’Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa, giunto alla terza edizione, che analizza 124 comuni italiani, a partire da tutti i capoluoghi di regione e di provincia. Per quanto riguarda i Comuni abruzzesi, il calendario dice così che il 1° agosto i tre comuni più “virtuosi” sono Spoltore, L’Aquila e Lanciano, dove il monte-tasse incide per il 58,4% del reddito totale. Poi, via via, tutti gli altri centri: Teramo (3 agosto; 59%; 149); Vasto e Avezzano (5; 59,5%; 147); Chieti (9; 60,6%; 143); Giulianova (12; 61,4%; 140); Pescara (14; 61,9%; 138); Montesilvano (20; 63,6%; 132); Roseto (22; 64,2%; 130). Con Sulmona malinconico fanalino di coda: 23 agosto; 64,5% di “total tax rate” e appena 129 giorni di lavoro per la propria famiglia concessi ai micro imprenditori. Ma è possibile migliorare il sistema tributario? Per la CNA si può, e si deve. Tre le direttrici operative: una più consistente riduzione della pressione fiscale; il capovolgimento della tendenza a trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli; l’uso intelligente della leva fiscale per aumentare la domanda interna. Come? La CNA ha preparato dieci proposte: 1) rendere l’Imu sugli immobili strumentali completamente deducibile dal reddito d’impresa; 2) utilizzare le risorse provenienti dalla spending review e dalla lotta all’evasione per ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo; 3) introdurre una misura premiale che riduca l’imposizione sul reddito incrementale rispetto al reddito “ideale” stimato dagli studi di settore; 4) definire il concetto di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’Irap; 5) introdurre l’Iri (Imposta sul reddito delle imprese) per consentire alle imprese personali di allineare l’imposizione sui redditi re-investiti in azienda a quella applicata alle società di capitali; 6) redistribuire il gettito derivante dalla tassazione sugli immobili adeguando i valori catastali ai valori commerciali; 7) trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari; 8) introdurre il principio di cassa nella determinazione del reddito delle imprese personali in regime di contabilità semplificata; 9) eliminare lo split payment e ridurre la ritenuta sui bonifici, relativi a spese per le quali sono riconosciute le detrazioni fiscali, dall’8 perlomeno al 4 per cento, come in precedenza; evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica B2B; 10) agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti. Da dove cominciare? Sicuramente dalla deducibilità completa dell’Imu dal reddito d’impresa, dall’Iri e dal criterio di cassa per determinare il reddito.