Avezzano. Centoventi dipendenti delle Comunità montane d’Abruzzo rischiano di rimanere senza lavoro se entro due anni non verranno ricollocati in altri uffici regionali. I 25 lavoratori marsicani hanno scritto al presidente Gianni Chiodi e agli assessori regionali per chiedere di abolire la legge di ricollocazione del personale delle Comunità montane. “Abbiamo avuto modo di prendere visione del testo della norma inerente “Ricollocazione del personale delle Comunità Montane” facente parte del provvedimento “Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria” approvato l’altra notte dal Consiglio Regionale e sentiamo l’esigenza di esternare tutto il nostro stupore ed il nostro disappunto per quella che si appalesa come una forte penalizzazione per i dipendenti delle Comunità Montane, che sono dipendenti pubblici e vengono di fatto considerati di “serie B” non al pari di altri dipendenti come ad esempio di quelli degli Enti strumentali della Regione”, hanno scritto i dipendenti nella lettera indirizzata alla Regione, “è inaccettabile che i dipendenti delle Comunità Montane debbano subire una grave incertezza dovuta ad una procedura di mobilità verso le strutture della Giunta Regionale subordinata alla messa in stato di esubero e conseguente messa a disposizione che dovrà tener conto della disponibilità di posti vacanti, dei processi di riorganizzazione che interessano gli Enti strumentali soppressi il cui personale ( considerato invece di “serie A”) sarà trasferito nell’organico regionale e dei vincoli di contenimento della spesa di personale. Sembra superfluo ricordare che la salvaguardia del posto di lavoro dei dipendenti delle Comunità Montane non è un optional per la Regione ma un obbligo che discende dalla normativa nazionale e regionale. Le determinazioni assunte dal Governo regionale e dal Consiglio Regionale appaiono ancor più incomprensibili alla luce degli impegni, ora palesemente sconfessati, assunti più volte dall’Assessore Carlo Masci che erano stati chiaramente trasposti nel testo, concordato con i sindacati e con l’UNCEM, trasmesso all’inizio del mese di luglio, sul quale vari soggetti istituzionali e non erano stati chiamati ad esprimere il loro parere ed a formulare eventuali proposte modificative, testo che ora risulta completamente modificato e stravolto per la parte inerente le procedure di ricollocazione del personale delle Comunità Montane. È stata, di fatto, approvata una norma senza aver minimamente consultato le Comunità Montane e scritta da chi ha non ha ritenuto necessario tener conto delle reali esigenze di dipendenti meritevoli di considerazione e rispetto. Siamo indignati per tale comportamento, che lede i nostri diritti alla tutela e conservazione al posto di lavoro e non pone rimedio alcuno ad una fase, che ormai dura da oltre un anno, di sconforto morale e psicologico determinato dall’incertezza del futuro lavorativo. Tutte le altre Regioni italiane hanno risolto, seppur con diverse modalità, il problema della ricollocazione del personale delle Comunità Montane. Siamo stanchi di essere comprensivi e tolleranti rispetto ad una situazione che sta assumendo toni e contorni estremamente preoccupanti. Chiediamo alle SS.LL. un impegno a modificare con la massima urgenza la norma approvata, ad assumere misure atte a garantire stabilità occupazionale al personale delle Comunità Montane e ci impegniamo comunque a porre in essere sin d’ora azioni a qualsiasi livello al fine salvaguardare la dignità di noi lavoratori e di tutelare al meglio i nostri diritti.