Capistrello. L’ultimo saluto a Vittorio Moretti, l’operaio di 28 anni che ha perso la vita in un cantiere della Val d’Aosta, è arrivato da un’intera comunità nel corso dei funerali di ieri mattina. Il lancio di riso sul feretro che usciva dalla chiesa di Sant’Antonio davanti al sagrato gremito di persone e quel caschetto rosso nascosto dai fiori bianchi sulla bara hanno commosso tutta Capistrello. Quel caschetto che non è bastato a salvargli la vita, ritrovato sui tondini d’acciaio che lo hanno ucciso nel cantiere della Valle d’Aosta, sono il simbolo di una vita spezzata in nome del lavoro. Il parroco, don Antonio Sterpetti, ha lanciato un monito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. «Il lavoro in galleria e nei cantieri esterni», ha affermato durante l’omelia, «è sempre pericoloso, questo lo sapevamo, ma con le tecniche più moderne, la sorveglianza e le nuove tecnologie e credevamo che ci fosse più sicurezza. Pensavamo», ha spiegato, «che il monumento alle vittime sul lavoro eretto in paese fosse solo in memoria di antichi episodi e che quell’elenco fosse chiuso. Invece non è così. Felice e sorridente qualche giorno fa hai fatto battezzare la tua bimba. Per procurare sostentamento alla tua Angela e alla piccola Sofia sei andato lontano dalla tua terra. Stavolta, però, non sei tornato felice e sorridente come pochi giorni fa, ma muto, nel silenzio della nmorte. Il tuo sacrificio», ha aggiunto rivolgendosi ai giovani, «possa aprire gli occhi a tanti ragazzi affinché non vengano in chiesa così numerosi solo quando ci sono queste tragedie, per un ritorno a una vita più regolare e vicina alla Chiesa. Il Signore», ha detto infine alla compagna e alla figlioletta, «non vi farà mancare il pane quotidiano e saprà provvedere a tutti i vostri bisogni materiali e spirituali». Anche gli amici hanno voluto dare un ricordo di Vittorio. «È sempre stato grande, già da bambino, un piccolo grande uomo», hanno affermato gli amici in una lettera, «non parlava di sé, ma si capiva tutto dai suoi occhi, era buono. Per lui al primo posto c’era la mamma, poi è arrivata Angela, la sua Angela, come la chiamava. Poi la piccola Sofia e loro sono diventate tutto per lui. Alla tua bambina», hanno assicurato, «racconteremo tutto di te. Guardarla negli occhi è come guardare te. Grazie per essere stato con noi. Sappiano che ora sei nelle braccia del Signore e che come te non ci sarà mai più nessuno, non dimenticarci mai». «Hai unito un intero paese», ha aggiunto il vicesindaco Alfio Di Battista a nome dell’amministrazione, «e questo è un grande regalo che hai fatto per il tuo paese».