Avezzano. Il tribunale per la difesa del malato sigla un protocollo con il reparto di Pediatria per l’integrazione culturale dei bambini magrebini. Il responsabile del tribunale, Stefano Di Giuseppe, ha visionato insieme al primario dell’unità operativa, Antonella Gualtieri, i dati del reparto di Pediatria e si sono resi conto che sono aumentati gli immigrati che necessitano di cure. Con alcune culture, però, è stato notato che c’è una diffidenza nei confronti degli usi e costumi locali e soprattutto un rifiuto a parlare l’italiano. Questo problema diventa un vero e proprio disagio quando un bambino magrebino è ricoverato in ospedale e magari i medici hanno bisogno di parlare con la famiglia. “Ci si è resi conto come il personale medico si trovi in difficoltà a interloquire con gli stranieri”, ha precisato Stefano Di Giuseppe, presidente del tribunale per la difesa del malato, “spesso si sono trovati di fronte a persone che non comprendevano assolutamente la lingua italiana e non riuscivano a comunicare in nessun altro linguaggio se non quello di origine, completamente sconosciuto al personale medico e paramedico. Spesso sono le seconde generazioni, nate e cresciute in Italia e perfettamente integrate, a fare da tramite tra i due contesti, ma quando mancano o sono troppo piccole per comprendere e tradurre argomenti delicati, sorge il problema della comunicazione. Ci siamo resi conto che in alcuni bambini magrebini è frequente il diabete cronico e sono fondamentali le cure”. Il tribunale per la difesa del malato ha deciso di avviare dei corsi d’integrazione culturale con un gruppo di volontari mediatori che aiuteranno il personale sanitario. Ci saranno poi dei corsi esplicativi sull’alimentazione e sulle procedure da adottare per mantenere il diabete stabile.