Avezzano. E’ stata riaperta al culto la chiesa di San Giuseppe Lavoratore, il primo luogo di culto dell’Avezzano post sisma. Il piccolo scrigno che si apre nel cuore della città è destinata a giorni alterni al culto cristiano e al culto ortodosso. Da sempre rappresenta un punto di riferimento per il quartiere e per questo il sacerdote, don Antonio Pecce, si è dato tanto da fare per ottenere il restauro finanziato dalla Fondazione Carispaq nell’ambito delle iniziative per il centenario del terremoto. La chiesa, infatti, venne costruita qualche anno dopo il terremoto del 1915 e fu per anni l’unico luogo di culto della città. Il parroco, don Antonio Pecce, ha voluto fortemente che venisse restaurata perché “ha rappresentato per anni un rifugio per tante persone che avevano perso la propria abitazione e qui hanno trovato la casa di Dio”. E così i restauratori, sotto l’occhio vigile della Soprintendenza, si sono messi al lavoro e hanno risistemato la facciata, con la ricostruzione dei cornicioni di coronamento, della zoccolatura mancante e il ripristino dell’intonaco originario in finto travertino, installato una nuova lunetta realizzata da Rita Monaco con delle mattonelle in ceramica e risistemato gli altari interni in marmo e gli arredi lignei della sacrestia. “Ci tenevamo molto a questo intervento che rientra nelle iniziative per il centenario del terremoto”, ha commentato il presidente della fondazione Carispaq, Marco Fanfani, “il merito va riconosciuto ai consiglieri marsicani che hanno seguito il progetto e l’iter. Il nostro obiettivo è quello di tutelare le comunità e riconoscerne la loro identità”. Il consigliere Enrico De Cristofaro ha ricordato l’importanza della chiesa nel periodo post sisma, mentre la soprintendente, Maria Giulia Piccione, si è soffermata sugli interventi messi in atto con la collaborazione dei tecnici dell’ente per ridare alla chiesa la luce di un tempo. “Questo restauro è frutto di un’ottima sinergia tra le varie istituzioni”, ha precisato il sindaco Di Pangrazio, “ringrazio la curia e la fondazione Carispaq che ha sostenuto l’iniziativa”. Il vescovo Santoro, prima della cerimonia religiosa, ha sottolineato che: “questo luogo sacro rappresenta la memoria storica della città e la restituzione di un passato che rivive nell’oggi”.