Tagliacozzo. Crescono i dubbi sul caso delle tre auto del sindaco andate in fiamme nella notte a Tagliacozzo. Dopo manifestazioni di solidarietà, serrate di negozi e interrogazioni parlamentari contro presunte azioni criminali, l’episodio potrebbe essere archiviato come un semplice caso fortuito. A intervenire sulla vicenda, preoccupato per “l’allarme sociale” che è venuto a crearsi sul caso, è il procuratore della Repubblica di Avezzano, Andrea Padalino. “Non ci sono elementi certi che possano dare conferma all’ipotesi che sia stato un incendio doloso”, ha spiegato, “ho ritenuto opportuno fare totale chiarezza su alcuni aspetti dell’episodio a seguito di un vero e proprio allarme sociale che si sta diffondendo nel comune di Tagliacozzo, un allarme basato praticamente sul nulla”. Per il procuratore, infatti, allo stato dei fatti, gli elementi attuali, “fanno propendere per l’ipotesi di fatto accidentale”.
“È del tutto infondata la notizia che sia stato trovato per strada, vicino a una delle tre macchine bruciate, un innesco in grado di provocare le fiamme”. Questa voce di un oggetto ritrovato in strada si sarebbe diffusa tra la popolazione. Diversa la questione legata al punto di innesco. Infatti, come già annunciato da MarsicaLive, il punto di innesco è stato individuato e si troverebbe all’interno della Fiat Cinquecento. Proprio da lì sono partite le fiamme, dall’auto che era parcheggiata in mezzo alle altre due macchine.
Certo è che, subito dopo l’incendio, l’ipotesi dell’attentato ha preso velocemente piede. E’ difficile infatti credere che in inverno un’auto ferma, con il motore freddo, proprio quella al centro tra le tre, possa aver preso fuoco da sola, in autocombustione e con un corto circuito. Difficile ma non impossibile. E’ anche difficile credere nel fatto che l’incendio sia avvenuto per un puro caso proprio di notte e solo dopo il rientro a casa del sindaco. Allo stesso tempo, però, è altrettanto difficile avere conferme sull’ipotesi di un attentato o di un gesto intimidatorio senza che vi sia stata nemmeno una rivendicazione. Non avrebbe senso. Il primo cittadino, difatti, continua a sostenere di non aver mai ricevuto minacce e di non sapere neanche lontanamente a che cosa possa essere ricondotto l’accaduto. Fino a oggi, inoltre, non sono stati trovati resti di ordigni o meccanismi incendiari nei paraggi delle auto, lungo la strada, o dentro le macchine. Certo, potrebbero essere andati distrutti a causa del fuoco, fatto sta però che finora non ci sono. E in assenza di quelli, ma anche in assenza di evidenze investigative al riguardo, per la procura l’ipotesi di un attentato non è dimostrabile. “Nemmeno dal sopralluogo dei vigili del fuoco”, ha aggiunto Padalino, “sono emersi elementi certi riconducibili a un attentato. Si dà per certo un fatto che certo non è. Non si può escludere, allo stato attuale delle indagini”, ha sottolineato, “che possa essersi trattato di un fatto accidentale non essendo emersi elementi riconducibili a un attentato”.
Sulle indagini della compagnia di Tagliacozzo, al comando del capitano Edoardo Commandè, svolte alacremente e che non stanno tralasciando alcun aspetto, il procuratore ha affermato che “contrariamente a quanto qualcuno possa pensare, sono state svolte ai massimi livelli di efficienza e competenza con la polizia giudiziaria, senza tralasciare nulla”. Ora si attende l’esito degli accertamenti tecnici sulle macchine che sono state poste sotto sequestro proprio per essere analizzate da esperti. @pietroguida