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Pochi bambini a messa, don Antonio ai genitori: riflettete sulle vostre responsabilità

Redazione Attualità di Redazione Attualità
1 Febbraio 2016
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Avezzano. I bambini a messa la domenica sono sempre meno e don Antonio Salone, dopo aver visto per l’ennesima volta i banchi semi vuoti scrive ai genitori: riflettete sulle vostre responsabilità. La formazione di un bambino avviene, prima che a scuola e a catechismo, tra le mura domestiche. Per questo il parroco dello Spirito Santo, vedendo sempre meno bambini tra i banchi della chiesa, ha deciso di rivolgersi alle mamme e ai papà ricordando i loro doveri. “L’infanzia e l’adolescenza sono tempi privilegiati per interiorizzare valori che poi diventano, nella coscienza, criteri di giudizio circa il bene e il male e le varie scelte della vita”, ha scritto don Antonio, “ma da cosa il fanciullo o l’adolescente percepisce “ciò che vale”? Televisione a parte, i valori vengono appresi dalle parole e dal comportamento dei genitori. Fin dai primi anni infatti il bambino intuisce che i genitori soffrono – talvolta fino alle lacrime – se, ad esempio, lui sta male o se non frequenta con profitto la scuola e che dunque la salute e il buon rendimento scolastico sono cose importanti, sono appunto “valori”.  Al contrario fanciulli e giovani, che mostrino disinteresse nei confronti di Dio e della pratica religiosa, non avvertono alcun dispiacere sul volto dei genitori, quando addirittura non vi leggono compiaciute giustificazioni! Essi così, con la vostra complicità, maturano la convinzione che la fede in Dio non è un valore e non merita dedicarvi tempo né coltivarla. Scrivo a voi, Papà e Mamme – spinto dalla tristezza di vedere la pur numerosa Assemblea domenicale “povera” di fanciulli e di adolescenti e motivato dalla premura per la formazione cristiana dei miei Fedeli – per invitarvi a riflettere sulla responsabilità che vi assumete davanti a Dio se, trattando con estrema leggerezza la dimensione religiosa dei vostri figli, voi finite con il travasare in loro una sorta di ateismo pratico. Togliendo Dio dall’orizzonte dell’esistenza non si ha più una motivazione valida per l’agire morale (“Se Dio non c’è, tutto è permesso!” avverte il grande pensatore russo Dostoevskij). Riflettiamoci, noi che siamo così facili a scandalizzarci per lo scarso senso morale riscontrabile in tutti gli ambiti della società… Riempite i figli di ogni bene materiale (cibo, vestiti, soldi, divertimento, …) ma li svuotate di certezze interiori. Vi preoccupate per la droga, ma siete incomprensibilmente tranquilli di fronte al vuoto interiore che del ricorso alla droga è la causa più profonda e quasi l’anticamera. Tenete presente che il Cristianesimo non è una teoria né una ideologia, ma una concreta relazione vissuta (come, per esempio, quella vigente tra genitori e figli) e alimentata
avezzno spirito santo 3
nell’incontro settimanale con il Risorto e con la Comunità del Risorto (= Chiesa) nella S.Messa domenicale. Nel settembre del 2007, , nel duomo di Vienna, Papa Benedetto XVI ha pronunciato a questo riguardo una splendida omelia. Ne propongo qualche passaggio alla vostra riflessione. “Cari fratelli e sorelle, Sine dominico non possumus!  Senza il Giorno del Signore non possiamo vivere: così risposero nell’anno 304 alcuni cristiani di Abitene nell’attuale Tunisia quando, sorpresi nella Celebrazione eucaristica domenicale, che era proibita, furono portati davanti al giudice e fu loro chiesto perché avevano tenuto di Domenica la funzione religiosa cristiana, pur sapendo che questo era punito con la morte. “Sine dominico non possumus”. Nella parola dominicum/dominico sono indissolubilmente intrecciati due significati: (….) il Risorto, del cui contatto e vicinanza i cristiani hanno bisogno per essere sé stessi. Questo, però, non è solo un contatto spirituale, interno, soggettivo: l’incontro col Signore si iscrive nel tempo attraverso un giorno preciso. (…) Per quei cristiani la Celebrazione eucaristica domenicale non era un precetto, ma una necessità interiore. Senza Colui che sostiene la nostra vita, la vita stessa è vuota. Lasciar via o tradire questo centro toglierebbe alla vita stessa il suo fondamento, la sua dignità interiore e la sua bellezza. (…) “Sine dominico non possumus!”. Senza il Signore e il giorno che a Lui appartiene non si realizza una vita riuscita. La Domenica, nelle nostre società occidentali, si è mutata in un fine-settimana, in tempo libero. Il tempo libero, specialmente nella fretta del mondo moderno, è una cosa bella e necessaria; ciascuno di noi lo sa. Ma se il tempo libero non ha un centro interiore, da cui proviene un orientamento per l’insieme dell’esistenza, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e non ricrea. Il tempo libero necessita di un centro: l’incontro con Colui che è la nostra origine e la nostra meta. Il mio grande predecessore sulla sede vescovile (…) lo ha espresso una volta così: “Da’ all’anima la sua Domenica, da’ alla Domenica la sua anima”.    Nelle confessioni spesso si fa fatica a trovare peccati da confessare: sappiate che trascurare sistematicamente l’educazione e la pratica religiosa dei propri figli è sicuramente un peccato. E anche grave. Infatti è dire a Dio: a me, di te non interessa più di tanto. Ho altre realtà che riempiono la mia vita. Tu vieni molto dopo. Magari solo per le belle “cerimonie”. Dio vi illumini e ve ne faccia prendere coscienza”.

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