Avezzano. Passi sulla scena 2015/’16, un progetto artistico dell’associazione “Teatro dei Colori Onlus”, di scena al teatro dei Marsi il 26 gennaio, alle ore 11. Per il giorno della memoria la compagnia “Il Melarancio” presenta “Viaggio ad Auschwitz a/r”, la storia del lungo cammino che ha ripercorso il viaggio di deportazione di ventisei ebrei, scritto e interpretato da Gimmi Basilotta, regia di Luciano Nattino, scenografie Gimmi Basilotta, musiche Koelet 3. Ingresso: euro 5. Quando sono tornato a casa, tutti mi guardavano come fossi un eroe e anch’io, un poco, mi sentivo un eroe per quello che avevo fatto; così ho pensato: ‹‹guarda quanto poco ci vuole oggigiorno per essere un eroe: basta mettere un piede davanti all’altro per duemilioni e quattrocentomila volte e la cosa è fatta. Viaggio ad Auschwitz a/r” è la storia di un uomo convinto della sua integrità morale e del suo senso di giustizia, che, un giorno, durante la visita al campo di concentramento di Buchenwald, immaginandosi prigioniero in quel luogo, scopre il lato oscuro di sé e drammaticamente comprende che in quella condizione potrebbe per la sua sopravvivenza abiurare a tutti i suoi principi etici. Per uscire dal baratro in cui questa scoperta lo ha sprofondato, parte per un lungo pellegrinaggio a piedi, seguendo le rotte della deportazione, ricercando se stesso, i fatti e le storie di un’umanità offesa e scoprendo il potere taumaturgico del contatto e della relazione con la gente e con il mondo. Lo spettacolo ha ricevuto il Premio Eolo Awards 2014 come miglior progetto creativo con la seguente motivazione: <<Lo spettacolo mette in scena in modo poetico e personale un viaggio del tutto particolare, quello compiuto dall’attore insieme a un folto gruppo di compagni di avventura dal Piemonte fino in Polonia, ripercorrendo a piedi il medesimo doloroso viaggio di deportazione che nel 1944 portò ventisei ebrei cuneesi da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz. Un cammino di piede e di anima che fonde in modo limpido e commovente la dimensione fisica e quella spirituale. Diretto dal maestro amatissimo Luciano Nattino, l’attore traduce in parole semplici il suo cammino, aiutato solo da poverissimi elementi di scena, pezzi di legno, frasche, una betulla del tutto simile a quella che ha piantato là in quell’inferno alla fine del viaggio. In questo modo passato e presente si fondono in una specie di preghiera laica, una via crucis liberatoria e commovente che appassiona e cattura per più di un’ora l’attenzione degli spettatori a cui vengono donate parole di speranza per cercare tutti insieme di affrontare un futuro migliore.>> Il testo dello spettacolo, inoltre, ha vinto il primo premio al concorso nazionale Premio Centro alla Drammaturgia per testi di monologhi 2012. Nel 2011 Gimmi Basilotta ha realizzato il progetto Passodopopasso ed ha avuto così la ventura di compiere un lungo cammino, insieme ad altri “pellegrini”, dal Piemonte fino in Polonia, ripercorrendo a piedi il viaggio di deportazione che nel 1944 portò ventisei ebrei cuneesi da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz; il viaggio è stata l’occasione di ragionare e di parlare di memoria, scoprendo e toccando con mano quanto essa sia ora una necessità e un dovere , non solo per il rispetto della Storia, di chi l’ha vissuta, l’ha subita, ne ha sofferto e ne è stato sopraffatto, ma per poter vivere il presente in modo consapevole . Il cammino, di 1985 chilometri, da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz, attraverso l’Italia, l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia, ha avuto una durata di settantasei giorni, dal 15 febbraio 2011, ricorrenza della partenza da Borgo San Dalmazzo dei 26 ebrei catturati in provincia di Cuneo, al 1° maggio 2011, Yom Ha Shoah, giorno della memoria in Israele. Il viaggio percorso interamente a piedi da tre persone, accompagnate da un fotografo, un videomaker, un addetto all’informazione e con il supporto di due automezzi, è stato un pellegrinaggio laico in cui la dimensione fisica e quella spirituale si sono fuse insieme; un viaggio fatto di strada e di fatica ma al tempo stesso di relazioni concrete e di rapporti umani vitali con l’ambiente circostante. Il progetto, promosso dalla residenza teatrale Officina di Cuneo e dalla Compagnia Il Melarancio, è stato premiato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed è stato condiviso con i Ministeri della Difesa, della Gioventù, della Pubblica Istruzione, e del Turismo, le Regioni Emilia Romagna, Piemonte , Trentino Alto Adige e Veneto, le Province di Cuneo, Piacenza, Parma, Reggio nell’Emilia, Torino e Verona, i Comuni di Absdorf, Bischofshofen, Borgo San Dalmazzo, Chiusa, Cuneo, Egna, Hoflein an der Donau, Kitzbühel, Krems an der Donau, Kuchl, Innsbruck, Lend, Linz, Mantova, Mauthausen, Moncalieri, Pescantina, Salzburg, Savigliano, Torino, Trecate, Verona, Villafranca, Vittuone, Vöcklabruck, Wels, Wien e Zell am See, l’Unione Italiana delle Comunità Ebraiche, gli Istituti Storici della Resistenza e della Società contemporanea delle province di Cuneo, Biella, Novara, Torino e Vercelli, l’Istituto Alcide Cervi, la Fondazione Fossoli, Il movimento Lento, le Compagnie Faber Teater, Ondateatro, Santi Briganti e Voci Erranti. Il 19 giugno 2012 il Parlamento europeo ha selezionato il progetto Passodopopasso come vincitore del CIVI EUROPAEO PREMIUM. Il premio ha lo scopo di valorizzare le attività intraprese da cittadini, gruppi, organizzazioni che si distinguono per un notevole impegno nella promozione di una maggiore comprensione reciproca e di una più forte integrazione tra le popolazioni degli Stati Membri o ancora per azioni quotidiane che mettono in pratica i valori contenuti nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea. Lo spettacolo, in forma di monologo, alternando momenti drammatici a situazioni serene e gioiose, in un mix di avventura e riflessione, è una restituzione del cammino, ma non è un diario di viaggio. Prima della partenza Gimmi Basilotta ha chiesto alla gente, agli amici, che gli prestassero delle parole con cui riempire le sue valigie; ne ha raccolte settantasei, una per ogni giorno di viaggio. Le parole sono diventate la lente attraverso cui ha guardato e cercato le cose, attraverso cui ha vissuto le tante esperienze e avventure; parole che sono diventate per lui un limite, che lo ha costretto e aiutato a entrare nel profondo della realtà, a focalizzare le sensazioni e vivere le emozioni. Lo spettacolo è dunque il frutto del racconto del cammino, ma soprattutto delle settantasei parole che lo hanno guidato ed è, al tempo stesso, una riflessione profonda sulla storia della Shoah. Seguendo il Danubio, finalmente arriviamo a Vienna. Qui, ci attende in Sinagoga, il rabbino capo Eisemberg. va verso il davanti si toglie lo zaino Saluti e cortesie di rito, dopo di che Rabby mi dice ‹‹Are you a jew?›› ‹‹No, non sono ebreo›› ‹‹Are you a priest?›› ‹‹No, non sono neanche un prete›› ‹‹And why do you make this journey?›› ‹‹Perché faccio questo cammino? Because…because we carry up on our back the burden of an history. Perché ci portiamo sulle spalle il peso di una storia.›› E gliela racconto. E alla fine siamo giunti! Dopo settantasei giorni di cammino, domenica primo maggio, alle ore dieci, arriviamo ad Auschwitz, chiudendo il conteggio a millenovecento ottantacinque chilometri percorsi. L’ultimo tratto di strada l’abbiamo fatto in tanti, sembravamo un fiume in piena. Auschwitz è là. Ci siamo. Ci abbracciamo, poi all’improvviso ecco le lacrime…e sembra che non si possano più fermare. Quante volte ci siamo immaginati questo momento. Ancora prima di partire col pensiero eravamo qui, adesso.