Sante Marie. Il 20 gennaio 1944 era una bella giornata di sole -come raccontano molti anziani- ma si trasformò in una giornata che non verrà più dimenticata dal popolo santemariano, verso le ore dieci, Sante Marie fu avvolta da una nube di polvere causata da dodici caccia bombardieri anglo-americani che sganciarono bombe sul pacifico paese, causando morte e distruzione, tra grandi e piccoli si contarono 32 vittime, tra cui alcuni sfollati di Avezzano. Uno dei motivi per cui il centro montano di Sante Marie fu preso di mira dal comando Anglo-americano fu quello di interrompere le comunicazioni con Roma bombardando la galleria ferroviaria che sbocca a Colli di Monte Bove e rendendo inservibile la strada nazionale Tiburtina Valeria. Lascio la parola al ricordo del compianto Arsene Catini che così ricorda quel triste giorno: “È una giornata di cielo sereno, una di quelle che da circa un mese sta regalando questo eccezionale mese di gennaio. Sono le ore 10 circa, la gente seduta sugli scalini della porta di casa sta godendo i tiepidi raggi del sole conversando sui soliti argomenti: i figli lontani, i viveri che scarseggiano, la guerra, i tedeschi, gli alleati, la recente fiera di Sant’Antonio. Gli uomini che si sono avviati al lavoro di campagna sono pochi e il paese è sovrappopolato per l’afflusso degli sfollati da Roma o da altre città, tanto da oltrepassare i 2000 abitanti. Come negli altri giorni, fanno la loro comparsa, gli aerei che tutti ritengono diretti sulle grandi città del nord, mentre ognuno immagina il bollettino delle ore 13 che con scarne parole darà notizia delle città colpite. I paesani, in tutta tranquillità, accompagnano con lo sguardo una squadriglia di cacciabombardieri che, sorvolano il paese, sembra voler scomparire dietro il Monte Bove, quando il rombo cupo dei motori sottoposti allo sforzo di un’improvvisa virata ed il crepitio delle mitragliatrici i bordo mutano violentemente il tono del paesaggio. Le persone, sorprese e sgomente, cercano ingenuamente riparo entro povere case di un paese che non ha industrie, né distaccamenti militari se si eccettua una piccola officina che una decina di tedeschi, da qualche giorno, hanno installato ad un chilometro circa dal centro abitato. La postina Teresa Mari è la prima a cadere, forse colpita dal mitragliamento, mentre una gragnola di bombe viene scaricata sul paese tra sinistri sibili seguiti da scoppi, schianti e grida. Il tutto si compie nel giro di pochi secondi, alle 10 e 10 l’azione aerea che non trova giustificazione è compiuta, ora colonne di polvere si levano dalle case distrutte tra cui le macerie si sentono le flebili voci dei feriti che spesso si confondono con le grida di coloro che annaspano, tra le pietre, calcinacci e tavole, in cerca dei congiunti. Alla Casata è scomparso l’antico, maestoso palazzo di Serafino Rossi, travolgendo, tra gli altri, i familiari dell’ingegner Giuseppe Vaccaro di Napoli ed i bambini che erano alla sua scuola. Pur ferito alla testa, l’ingegnere è il primo a scavare in cerca dei suoi allievi, della moglie e della madre ormai morta. Altre bombe cadute in via Castello, a metà della vecchia strada, non esplodono subito consentendo così la fuga agli abitanti del popoloso quartiere ribattezzato poi ” Largo 20 gennaio”, esploderanno in serata distruggendo le case di Francesco Cursi, Pietro Amedeo ed Angelo Alimandi, Domenico Proni, Elia Marzano, Flaviano Emili. Bombe al quartiere “Palatera” dove scompare un intero agglomerato di case provocando il maggior numero di morti, tra i quali i componenti di due famiglie di Avezzano, giunti la sera precedente in cerca di scampo; bombe ancora in via dei Cerri ove è centrata una stalla e distrutto il bestiame, vicino al mulino e nei terreni ad est ed ovest del paese. I primi ad accorrere sono i tedeschi dell’officina ed un squadra di giovani di Scanzano guidati dal parroco don Enrico Penna. Si scava per tutto il giorno, la notte e i giorni successivi mentre una ventina di feriti ricevono i primi soccorsi dal medico condotto dottor Benedetto Bucceri. Le case danneggiate non si contano, si contano invece i morti che sono 28 di cui 13 meno di dieci anni e uno appena di tre mesi: sono Onesta Vitale, Quirino ed Irma Spalletta, Aurora Di Felice,Luigi Vitale,Rita Astolfi,Margherita e Clamira D’Andrea, Pierloreto Ermili,Dino Di Bernardo,Teresa Mari,Franco Di Giacomo,Gino Ricci,Giovanni e Annina Di Santo, Mirella Di Felice, Marisa Di Giacomo, Gerardo Pergola di Napoli,Vito Farucci di Roma,Angela Galante,Teresa Capuani,Marisa Angela e Federico De Foglio, Franco del Manzo, Antonio Capassi, Restitutas De Gasperis e Marianna Simone di Avezzano”.
Non tarderà ad arrivare la parola confortatrice del Santo Padre Pio XII che tramite la sua segreteria farà giungere al parroco don Domenico Berardinetti un sussidio di lire 3000 e la Sua paterna benedizione: Dal Vaticano, 16 febbraio 1944 Reverendo Signore, è con il più profondo senso di angoscia che Sua Santità (Pio XII) ha appreso la luttuosa notizia del bombardamento del paese di Sante Marie. Ai tanti dolori che colmano il Suo cuore nelle attuali circostanze, anche questo si è aggiunto, per rendere più amaro il calice. Alle famiglie delle vittime e agli infortunati, il Santo Padre vuol far giungere, con il modesto sussidio, la Sua parola di conforto e l’Apostolica Benedizione in pegno della protezione divina. (tratta da un testo di Arsene Catini)