Avezzano. “Ci sentiamo estremamente soddisfatti e sollevati – scrivono in una nota congiunta gli assessori Roberto Verdecchia e Daniela Stati, rispettivamente occupati nei settori ambiente, verde pubblico e viabilità del Comune di Avezzano – vista l’ordinanza del TAR Abruzzo che, dopo le verifiche tecniche volute proprio dal Tribunale Amministrativo regionale, sconfessa la difesa sostenuta dalla Trara, che a quanto risulta dall’ordinanza n.16/2016, riconosce l’illegittimità delle opere realizzate dalla società sull’area delle vasche dell’ex zuccherificio. In particolare – spiegano – la Trara s.r.l. senza averne diritto aveva eseguito la demolizione di parte degli argini originari, la rimozione di una parte dei cumuli di terreno esistenti tra gli argini e le vasche in mattoni. Altro che mero livellamento del terreno come sosteneva la difesa, il TAR ha fatto chiarezza e si è espresso sulla non conformità dell’intervento agli strumenti urbanistici vigenti, considerata la destinazione dell’area e i vincoli che gravano su di essa. Un esito che il Comune di Avezzano, aveva ampiamente previsto, a seguito dell’accertamento tramite sopralluogo fatto il 25 novembre 2013 dai tecnici dell’amministrazione che ha portato poi all’ordinanza di divieto lavori n.4 del 3 febbraio 2014 e al rigetto dell’istanza di permesso di concessione in sanatoria nel dicembre 2014 che aveva richiesto in extremis la società.
Un percorso tortuoso ma dal lieto fine, non solo per il lavoro svolto dall’Amministrazione comunale di Avezzano, ma per la difesa del territorio e di chi lo vive in nome del rispetto dell’ambiente e della legalità – concludono gli assessori – al legale rappresentante della società Trara s.r.l., Ermanno Piccone, ricordiamo che il sito in questione è di interesse delle autorità di controllo ambientale quali Corpo Forestale e Azienda sanitaria locale; di conseguenza, qualunque tipo di “miglioria” la società voglia apportare, dovrà comunicarlo agli organi preposti ed attendere debita autorizzazione. Sarebbe interessante, poi, appurare, qualora qualcuno non l’avesse già fatto, che fine abbiano fatto le vasche in mattoni, il terreno asportato e i relativi rifiuti di natura pericolosa in essi contenuti”.