Avezzano. Da oltre dieci anni non ha più diritto ai rimborsi per le visite e per le spese di trasferta e da allora la sua battaglia per ottenere un diritto già acquisito nelle altre regioni italiane non si è mai fermata. Ora ha deciso di studiare tutta la documentazione e le leggi che riguardano la materia e a scoperto che la norma fino a oggi è stata applicata in modo sbagliato e che tanti pazienti privati di questo sostegno economico hanno invece diritto all’indennizzo. E’ la storia di Antonio Vitiello, di San Benedetto, ex dipendente della Asl di Avezzano, arrivato nella Marsica dalla Campania dopo il terremoto dell’Irpinia. Nel 2005 subì un trapianto di cuore e oggi, pensionato, lotta per quello che ritiene essere un suo diritto come quello di tante altre persone che si trovano nella stessa sua situazione.
L’odissea per lui e per gli altri trapiantati e malati oncologici marsicani (ma anche abruzzesi quando costretti a trasferimenti fuori regione) ha avuto inizio nel 2010 quando sono stati interrotti i rimborsi a causa della carenza di fondi per quel tipo di assistenza. Per anni il signor Antonio è stato costretto a pagarsi da solo le spese, non solo per gli spostamenti in Abruzzo ma anche fino a Udine. Fino a quando nuove sentenze e nuove circolari hanno riportato all’attenzione delle persone interessate questa vicenda. In particolare la sentenza numero 55 della Corte costituzionale e una circolare del 15 aprile 2015 alla legge regionale del 21 maggio 2014 sui malati oncologici e soggetti trapiantati.
Quest’ultima prevede che “i residenti nei comuni della Regione Abruzzo che necessitano di trattamento radioterapico, chemioterapico e di altre prestazioni terapeutiche finalizzate alla cura delle patologie oncologiche, nonché i soggetti trapiantati, hanno diritto insieme all’accompagnatore al rimborso, fino alla misura massima del 100 per cento, delle spese di viaggio dal luogo di residenza o domicilio a quello di cura effettuato con comuni mezzi di trasporto pubblico o con autoambulanza, oltre al rimborso, fino al 70 per cento, delle spese di mantenimento nel luogo di cura”. Il pensionato ora fa un appello alla Regione chiedendo che in un modo o nell’altro si ottemperi alla legge.