Massa d’Albe. Agli attacchi di Angelo De Zanet sullo stato del sito archeologico di Alba Fucens ha risposto prontamente la Soprintendenza per i beni archeologici d’Abruzzo illustrando quali sono i processi che si stanno seguendo per la valorizzazione del sito. “Nel sito romano ad Alba Fucens sono attualmente in corso, sono la direzione e con fondi della soprintendenza per i Beni Archeologici d’Abruzzo lavori di scavo archeologico e di sistemazione dell’area, in modo da poter consentire una migliore fruizione del sito, che ha sofferto dell’assenza di interventi nello scorso anno”, hanno precisato i responsabili della Soprintendenza, “non è però a questo proposito superfluo ricordare che questa soprintendenza ha competenza su tutto il territorio regionale e che e che nel 2009 gran parte del personale del Ministero peri Beni Culturali è stato impegnato a fronteggiare il grave stato di emergenza determinato dal sisma dell’Aquila. Definire “miserabili” le condizioni di Alba Fucens non corrisponde a verità. L’attuale sistemazione, decorosa e accogliente, è il frutto di un lavoro quotidiano reso però particolarmente gravoso dalla posizione dell’area archeologica a mille metri di altitudine che non facilita certo la conservazione dei resti antichi, mentre li sottopone a una continua usura come mostrano i restauri del secolo scorso che ormai reclamano nuovi ed estesi interventi, in parte già avviati”. “Ci spiace che la ricerca archeologica”, spiegano dalla soprintendenza riferendosi all’intervento di De Zanet, “sia vista come una sorta di attività di spoliazione del patrimonio di alba Fucens a danno delle popolazioni locali. In realtà è proprio grazie a questa ricerca scientifica e all’impegno di studiosi provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero che oggi la località è nota a livello nazionale e costituisce un’occasione fondamentale di crescita culturale e di arricchimento per le comunità locali e per i visitatori. Pertanto le scoperte degli ultimi giorni, per la qualità dei reperti rinvenuti, rivestono una particolare importanza per la ricostruzione delle vicende storiche dell’antica città e non l’ennesima occasione di furto da chi ha il non facile compito di assicurare la salvaguardia del patrimonio archeologico d’Abruzzo”. Poi la Soprintendenza accusa poi gli enti locali di non aver mai contribuito in alcun modo all’attivazione di politiche per la promozione del sito. “Certo”, precisano infatti dalla soprintendenza, “non mancano le note dolenti. A fronte di ripetute e continuative attività di ricerca e tutela svolte dalla Soprintendenza, il sito soffre della mancanza di adeguate politiche di promozione, azioni per le quali il Codice per i beni culturali consente partecipazione degli enti locali e dei privati. Benché l’attenzione del pubblico nei confronti del sito sia costante in Abruzzo, non è mai pervenuta alcuna proposta concreta dai soggetti interessati ad affiancare l’impegno della Soprintendenza, in una prospettiva di collaborazione e condivisione non solo dei meriti e dei risultati, ma anche degli oneri e delle responsabilità”.