Tagliacozzo. Una cerimonia intima, nel silenzio del monastero delle benedettine di Tagliacozzo, con la contemplazione che si fa annuncio. Il vescovo dei Marsi, Pietro Santoro, quest’anno per la messa di mezzanotte, dopo le folle degli anni passati con la messa nei luoghi cardini della società civile, per annunciare la buona novella e celebrare la veglia natalizia ha scelto la pace della cappella delle monache., dove ci sono anche tre novizie, ragazze arrivate per un cammino di amore nel carisma di San Benedetto. Il vescovo, nell’eloquente silenzio del monastero, ha scoperto il bambinello come aveva già fatto gli anni passati difronte ai poveri della stazione, oppure tra i detenuti del carcere, o ancora tra i malati dell’ospedale. “Ho fatto questa scelta intima”, ha spiegato rivolgendosi alle religiose benedettine e all’abadessa suor Maria Donatella Di Marzio, “affinché ci diciate di non spegnere mai il cristo nelle notti e nei giorni della nostra vita”, e ringraziando per l’ospitalità
“E’ stata scelta affinché avesse una dimensione più intima”, ha chiarito, “per lanciare un messaggio profetico affinché le donne che sono qui ci rieduchino a vivere in Dio e a trovare un luogo pulsante dove tutte le preghiere si somma e tutte gli amori si uniscono. Questa situazione ci ha fatto scoprire una dimensione di ascolto e di amore che deve essere riscoperta nel silenzio. Per un Natale che porti a far crescere Cristo dentro di noi”
“In questa notte abbiamo visto ciò che altri non vedono”, ha affermato monsignor Santoro nel corso dell’omelia, “perché i nostri occhi sono stati capaci di vedere il mistero di eternità e gioia. E siamo stati capaci di sillabare poche straordinarie parole. Tu sei disceso in solitudine e nel più alto silenzio. Questa”, ha affermato il vescovo di fronte alle benedettine e ai fedeli invitati alla cerimonia, “è la quarta notte della storia dell’umanità”. Dio crea il mondo, poi offre l’alleanza ad Abramo e promette una discendenza per sempre, successivamente dona l’esodo del popolo eletto e alla fine arriva la notte in cui arriva il Messia. “Ha dischiuso l’aurora di una storia nuova”.
“Siamo qui per rendere questa casa la casa dell’ascolto, siamo qui per vedere la luce apparsa nell’oscurità, per andare al di là di una effimera emozione”.
Il vescovo ha toccato i temi sociali che affliggono il territorio e l’intera società moderna, ha parlato delle “rovine della droga, della corruzione diffusa” e anche di “crisi della politica, di “lacerazioni del tessuto civile” che “rappresenta l’indice di un malessere comune di una patologia contagiosa”. “Sono le rovine di casa nostra”, ha aggiunto, “ma Dio si fa uomo per entrare in questo mondo di rovine e ricostruire l’uomo”.
“Il prodigio di gioia e di stupore, il Natale di Cristo, è un evento cosmico universale, ma allo stesso tempo intimo e personale. Ognuno di noi può dire, tu sei venuto per me, per condividere, perché condividere è la forma suprema dell’amore.