Avezzano. “Nei giorni scorsi anche le Associazioni Ambientaliste abruzzesi sono tornate alla ribalta per la questione del Parco Sirente-Velino. Il Consiglio Regionale dell’Abruzzo sta ancora esaminando la Nuova disciplina del Parco Naturale regionale (a soli quattro anni dall’ex nuova L.R. n. 42/2011) e nel farlo sarebbe opportuno che tenesse bene a mente che l’Ente interessato è un immenso serbatoio di opportunità. Le carenze gestionali dell’Ente Parco Sirente-Velino invece sono sempre e ancora lì: una programmazione inesistente, mancanza di apertura verso l’esterno rimanendo chiusi nella cittadella con il complesso dell’assediato, incapacità di guardare oltre la legge, di saper coinvolgere tutti i settori produttivi e cercare con saggia umiltà la collaborazione e il sostegno fra le rappresentanze professionali agricole”. E’ l’accusa che arriva dal consigliere comunale dell’Aquila, Gianni Padovani, membro della giunta esecutiva Copagri Abruzzo con delega ai Parchi.
“L’Ente Parco”, spiega, “deve insomma dichiararsi per quello che la legge istitutiva vuole che sia: non uno strumento di mummificazione della natura a danno di quei pubblici e privati che si ritengono sfortunati per essersi ritrovati chiusi nella sua delimitazione, ma un canale intelligente di progresso e di benessere per l’intera popolazione. Cosa non certamente facile, specie se vi è chi non rema nel senso giusto.
Una rapida soluzione può e deve arrivare dalla Giunta Regionale dell’Abruzzo, si impegnasse in prima linea e fattivamente a predisporre l’atteso Piano del Parco, facendo estrema attenzione, si badi bene, ad usare con oculatezza il delicato pennarello! La Comunità del Parco, soggetto che dovrebbe attuare le linee-guida politiche ed amministrative quale organo più rappresentativo rispetto alle problematiche di quest’area, si è sempre riunito assai di rado, come anche il Consiglio direttivo. Come possiamo allora ipotizzare risposte che vadano nella direzione della tutela ambientale e della produzione di beni e di servizi qualificati, la cui domanda è sempre più presente, se non si è mai attuata una vera e propria bonifica del territorio ed affrontato seriamente il problema di dare una vera immagine all’area del Parco? Come si possono ipotizzare in queste condizioni reali opportunità per la piccola e media Azienda che ricade all’interno del Parco, posta di fronte all’illusione che l’Istituzione non sia per essa un impedimento bensì un mezzo per rafforzare le modeste dimensioni produttive? Dinanzi a simili interrogativi viene automatico domandarsi se in effetti sia mai esistita una seria politica di programmazione dell’Ente Parco; se si sia mai intravisto il tentativo di attuare una valida concertazione per programmare nuove e concrete occasioni di sviluppo. Questi i dubbi insiti nella malgestione o inesistente gestione di quasi 55 mila ettari di Parco, dubbi che suggeriscono come con il pubblico denaro si sia solo voluto mantenere a galla una pletora di amministratori, impiegati e professionisti convenzionati, il cui operato poco ha a che vedere con valorizzazione, promozione e sviluppo socio-economico del nostro Parco. E’ ora che alla Giunta Regionale dell’Abruzzo, troppo spesso immobile a fingere di voler affrontare la questione, si cominci a chiedere e pretendere con forza, in attesa dell’approvazione della nuova disciplina del Parco Naturale regionale Sirente-Velino (Progetto di Legge n.39/14 di iniziativa della Giunta Regionale), di esercitare i poteri sostitutivi concessi dall’art. 4, c. 1, L.R. n. 42/2011 (già utilizzata dal Presidente D’Alfonso per procedere al Commissariamento del Parco) per procedere alla predisposizione di un Piano del Parco atteso ormai da vent’anni, puntando innanzitutto su una sapiente zonizzazione che regolamenti e agevoli le attività produttive e tradizionali locali con efficienza e flessibilità, senza inutili vincoli che poi neanche il Parco stesso sa come far rispettare. Si concentri sulle attività di conservazione, ricerca scientifica, rinaturalizzazione e vigilanza nelle aree critiche e di maggior valenza naturalistica. Favorisca la possibilità di riaprire la caccia nelle zone idonee e contigue per risolvere l’ormai annoso problema che ciclicamente si ripropone: quello dei cinghiali. Coltivatori e residenti non ne possono più di subire danni quasi quotidianamente, oltre all’onta dei rimborsi che giungono anche con anni di ritardo, spesso senza coprire il 100% della richiesta! In sintesi, è giunto il momento che chi di dovere/competenza, la Regione Abruzzo, cominci a lavorare fattivamente evitando di trincerarsi per una volta dietro alte mura di parole. E’ il momento di passare ai fatti anche in questo settore che invece, purtroppo, annualmente la Regione depaupera sottraendo dai fondi per le Riserve Regionali ad esso destinati, importanti percentuali di denaro a chiara dimostrazione di disinteresse e superficialità verso il Nostro territorio e l’ambiente abruzzese. Mancanza a mio dire non di poco conto”.