Avezzano. La sala riunioni del comune si è trasformata in un seggio elettorale marocchino con bandiere rosse con la stella verde a cinque punte su ogni parete. Fuori una fila interminabile di stranieri, molti in abiti islamici, in attesa di dire la loro sul referendum costituzionale proposto dal re Mohammed VI. Quello allestito nei locali del municipio di Avezzano è uno dei 75 seggi del Paese tra consolati, circoscrizioni e sedi di associazioni. Ci sono marocchini arrivati da tutto l’entroterra della regione, non solo dal Fucino e dall’intero territorio marsicano. Dei 3,8 milioni residenti all’estero, circa 350mila marocchini sono in Italia e qualche migliaio (non c’è una stima ufficiale) sono nella Marsica. Questo non è solo il primo referendum sotto l’attuale sovrano per placare le proteste di piazza in un mondo arabo sconvolto da insurrezioni e repressioni. E’ anche la prima consultazione che coinvolge un così grande numero di stranieri residenti all’estero. Proprio a loro, agli emigrati, la Costituzione marocchina dedica tre articoli. E così l’affluenza è grande, forse inaspettata. Per Abdel, 34 anni, in fila insieme agli altri per esprimere il suo voto positivo o negativo sulla modifica della costituzione, «questa è l’occasione per cambiare il destino del Paese». Il Marocco è una Monarchia costituzionale con un capo di stato al potere, il re, e un capo di governo, Abbas El Fassi. Secondo molti giovani in fila lungo il corridoio del primo piano del Comune, «è un referendum finalizzato a riequilibrare i poteri a favore del premier e del Parlamento». Ma c’è anche chi, come il giovane Samir (27), bracciante, la pensa diversamente e parla di una «farsa» perché «il sovrano resterà in una posizione dominante nella vita politica del Paese».