Avezzano. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si occupa della situazione di sfruttamento dei lavoratori del Fucino. Grazie a una interpellanza presentata dal deputato di Sinistra ecologia e libertà, Gianni Melilla, oggi pomeriggio alla Camera si parlerà di delle precarie condizioni dei braccianti che lavorano nei campi della Marsica. Nei mesi scorsi grazie a un’inchiesta della Flai-Cgil nel Fucino è emerso questo fenomeno secondo il quale i braccianti guadagnano 2 euro e 50 centesimi l’ora e lavorano tra le 12 e le 14 ore al giorno. Nessuno versa loro i contributi e non hanno alcun diritto riconosciuto. Nelle oltre 2 mila le aziende agricole del territorio e sono impiegati 9.500 lavoratori parte dei quali lavorano senza ricevere un salario adeguato.. “Ho chiesto al ministro del Lavoro se non intende intervenire coinvolgendo anche la Regione Abruzzo, gli enti locali e le parti sociali per mettere in campo strumenti volti a far emergere e sconfiggere la piaga del caporalato nel Fucino”, ha commentato Melilla, “il fenomeno del caporalato è particolarmente accentuato nel Fucino perché ci sono molti immigrati non in regola con il permesso di soggiorno, che, di conseguenza, non possono far valere i loro diritti. Ci sono 400 mila persone in tutta Italia che vivono in questa situazione, 100 mila dei quali rischiano la schiavitù: i braccianti sono costretti ad accettare il volere del caporalato senza poter dire una parola perché hanno bisogno di quei soldi”. Nella sua interrogazione il parlamentare di Sel ha precisato che: “ci sono state delle segnalazioni di lavoratori con regolare contratto di lavoro ai quali viene corrisposto però il 30 per cento del compenso dovuto, un vero e proprio ricatto che viene fatto per permettere loro di avere poi la disoccupazione agricola. Lo sfruttamento e il caporalato nella Marsica sono delle realtà drammatiche che vanno fermate”.