Avezzano. Per i marsicani il 2015 rimarrà l’anno del centenario del terremoto, ma non possiamo dimenticare un’altra ricorrenza, fortunatamente meno drammatica, e cioè quella del 17 gennaio 1965, giorno in cui un Avezzanese finì sulla copertina della Domenica del Corriere.”La Domenica del Corriere” è stato un settimanale italiano molto popolare. Era l’inserto domenicale del suo fratello maggiore “il Corriere della Sera” e nonostante fosse composto da poche pagine, tra gli anni 30 e i 70, fu più volte il settimanale più venduto d’Italia. Sulle pagine illustrate di quel supplemento s’intrecciavano i fatti piccoli e grandi delle giornate tipiche degli italiani e soprattutto, non mancavano mai le grandi firme. Indro Montanelli ad esempio scrisse numerosi articoli per la Domenica del Corriere, e nel dopoguerra ne divenne direttore.
Cinquant’anni fa sulla copertina di questo importantissimo inserto ci finì un Avezzanese, tale Nicola Di Matteo.
In quegli anni l’esercito stava per mettere in atto una rivoluzione: prediligere ai grandi schieramenti da battaglia, delle piccole unità da combattimento autonome. Fu così che vennero selezionati 10 uomini tra i Carabinieri dal 1º Reggimento Paracadutisti, più noto con il nome di “Tuscania”, e da altri reparti dell’esercito. L’antrosanese Di Matteo, vice-brigadiere dei Carabinieri, era tra quei dieci uomini che parteciparono all’operazione militare che cambiò per sempre il modo in cui l’Esercito Italiano avrebbe interpretato la guerra da lì in avanti, la famosa operazione “Orsa Maggiore”. Prima di partire dall’aeroporto di Ciampino i dieci uomini vennero divisi in due pattuglie, la “tigre” e la “lupo”, quindi paracadutati in Sardegna nella zona di Decimomannu, un piccolo comune in provincia di Cagliari. Queste due pattuglie, che avevano cinque giorni di tempo per conquistare un obiettivo militare situato a parecchi chilometri di distanza, dovevano sfuggire alla caccia di cento paracadutisti della brigata “Folgore” di Livorno che invece, se necessario, erano autorizzati persino a ingaggiare degli scontri a fuoco. Fu così che quegli uomini, con i volti imbrattati di nero, dormendo di giorno e marciando di notte, attraversarono paludi e scalarono pareti rocciose, riuscendo a sfuggire ai paracadutisti, cui non rimase che dare la caccia alle loro ombre. Non è un mistero infatti che gli ufficiali che istruirono quei dieci uomini, presero ispirazione dalla guerra partigiana, che prediligeva l’effetto sorpresa, la guerriglia e il sabotaggio delle installazioni militari nemiche. L’obiettivo dell’operazione era quello di valutare le possibilità di sopravvivenza delle piccole squadriglie d’assalto in campo nemico quando non potevano più contare sull’aiuto di nessuno e dimostrare che in un esercito moderno la specializzazione è più importante persino della stessa gerarchia militare.
E fu così che sulla copertina del 17 gennaio 1965, illustrata dal pregiato tratto di Walter Molino e oggi ancora reperibile in qualche mercatino dell’antiquariato oppure on-line, ci finì il nostro Nicola Di Matteo, uno dei primi uomini in Italia a essere stato selezionato per quelli che qualche anno dopo divennero i reparti speciali dell’Esercito Italiano.
Francesco Proia
(si ringrazia Marco Boleo per la collaborazione)