Tagliacozzo. In Abruzzo e nel Centrosud manca un percorso diagnostico terapeutico nel post infarto, patologia che provoca un’alta mortalità: 2,9% durante la degenza, 4,2% dopo trenta giorni e 9,4% dopo un anno (quindi triplica) se il paziente non va in riabilitazione. Un vero e proprio allarme per la Regione, lanciato nel corso del congresso internazionale “Le battaglie cardiologiche” che si è tenuto a Tagliacozzo. Questa situazione comporta più morti e una spesa sanitaria più alta. Oltre a una peggiore qualità di vita dei pazienti che non passano per la cardiologia riabilitativa. “Tutto ciò”, ha affermato Leonello Guarracini, organizzatore della due giorni insieme alla sua equipe e primario del reparto di cardiologia riabilitativa di Tagliacozzo, “viene fatto con una ignoranza genuina e inconsapevole del percorso diagnostico terapeutico. Pratica già diffusa, invece, nei territori più avanzati d’Italia, come la Lombardia, dove ci sono addirittura una cinquantina di centri di riabilitazione cardiologica”. Durante il convegno sono state rese note importanti novità in tema di trattamento ablativo, soprattutto dalla scuola dell’ospedale Santa Chiara di Trento da sempre all’avanguardia dell’elettrofisiologia interventistica con i dottori Massimiliano Marini, Alessio Coser e Fabrizio Guarracini. Una delle controversie più interessanti è stata invece quella tra il primario di Trento, Roberto Bonmassari, e quello di Teramo, Marco Di Eusanio, riguardante la Tavi, una tecnica allungherà la vita media nei prossimi anni alla popolazione anziana del mondo occidentale e che riguarda la degenerazione della valvola aortica. Particolare interesse ha suscitato l’intervento di Gennaro Cice di Napoli estensore delle linee guide internazionali sullo scompenso cardiaco con insufficienza renale, che ha dato la ricetta per il miglior uso dei diuretici e degli anti coagulanti. Il professor Maurizio Del Grego, primario di Rovereto, ha parlato invece delle procedure di elettrofisiologia e stimolazione a raggi zero. Tecniche che dovranno diffondersi in tutto il mondo. Particolare emozione ha suscitato la premiazione degli innovatori della cardiologia abruzzese con la presentazione di Stefano Guarracini e Luca Di Nicola, alla presenza del professor Benedetto Marino, padre nobile della cardiologia italiana. Molto apprezzato anche l’intervento del presidente della società italiana di cardiologia, Francesco Romeo. Il “Premio Abruzzo per la cardiologia” quest’anno è stato assegnato agli abruzzesi Erminio D’Annunzio, Giuseppe D’Eusanio, Vittorio Di Luzio, Giuseppe Di Marco e Angelo Pierangeli (alla memoria). Secondo il presidente della Società italiana di cardiologia, Francesco Romeo, il livello della medicina si è abbassato perché la decadenza della professione medica è dovuta all’accesso alla facoltà di Medicina consentito a tutte le scuole medie superiore, mentre prima si accedeva solo dal liceo Classico che “stimolava la mente alla riflessione critica, importante nell’esercizio dell’attività medica nella soluzione dei casi clinici”. Commuovente l’intervento del professor Renzo Vigna, docente di Filosofia, che ha rievocato gli anni di insegnamento al Liceo Classico di Avezzano come “anni di grandi aspirazioni e progetti non sempre realizzati ma molti più stimolanti degli anni attuali, schiacciati sul presente in un mondo che non ha grandi speranze”.