Tagliacozzo. Il popolo scende in piazza. Può accadere di tutto, ma le tradizioni vanno rispettate. Come ogni anno, nella domenica in Albis, si è svolta stamane la Festa del Volto Santo, dal valore religioso, ma nota anche come Festa della Municipalità, per il valore laico legato alle origine storiche. Il quadro di Gesù Cristo martire nella via del Calvario, ripreso dal Velo della Veronica è stato esposto in un balcone di Piazza Obelisco, dove la folla riunita ha ricevuto la solenne benedizione allo schizzo della fontana, come tramanda anche in una melodica canzone in dialetto, il fu Luigi Venturini. Rinnovati alcuni dettagli della festa, come aveva annunciato il sindaco Vincenzo Giovagnorio, per l’atteso incontro tra i cittadini con il sacro dipinto di Gesù Cristo. Un unicum nella nazione che ha visto riunirsi circa di duemila persone.
I consueti rituali dell’intera cerimonia che vede protagonista il Volto Santo sono iniziate ieri pomeriggio, quando si è svolta la consegna del sacro dipinto conservato dalle suore benedettine di SS. Cosma e Damiano. La Badessa ha consegnato il quadro nelle mani del sindaco Giovagnorio che come da tradizione lo ha riposto nella raggiera dorata alla venerazione dei fedeli. Dopo la spirituale veglia notturna, questa mattina si è svolta la solenne celebrazione seguita da un emblematico corteo processionale che ha percorso le suggestive vie del centro storico partendo dalla Chiesa di San Cosma e arrivando in piazza. Con i loro mantelli originali e decorosi i vari ordini ecclesiastici presenti hanno contribuito alla magnificenza del momento. Presenti l’Ordine dei Cavalieri di Malta, l’Ordine del santo Sepolcro e l’Ordine Costantiniano di San Giorgio. Poi ancora la Banda di Tagliacozzo che con le proprie melodie ha accompagnato il corte e i ragazzi del gruppo scout. A seguire, l’intera equipe del Clero dedita al trasporto della raggiera con il quadro, sotto il baldacchino bianco. Quindi, le varie autorità locali, con numerosi sindaci della zona e in particolare il primo cittadino di Manoppello, unica città in Abruzzo dove si svolge la stessa festa in quanto custode di quello che si suppone l’originario velo della Veronica, che “ricalca” il volto di Gesù Cristo, sanguinante sulla via della Croce.
La celebrazione è stata affidata a monsignor Orlando Antonini, arcivescovo titolare di Formia, che ha centrato la sua omelia sul valore del cristianesimo, come carattere dell’identità europea:
“L’Europa sta rigettando quel cristianesimo che ha forgiato la sua identità culturale e l’ha portata alla supremazia sul mondo intero a tutti i livelli, ma si tratta di un gioco pericoloso per la stessa società civile”, il discorso sembra prendere un profilo politico legato ai valori cristiani della civiltà occidentale,”se la cultura occidentale si disfacesse dell’apparato immunitario che è il cristianesimo, rischierebbe di tornare in epoca pre-scientifica, nella superstizione. Tolto un Dio, se ne riconoscerebbero mille. Valori culturali e sociali di cui il cristianesimo è portatore, come i diritti soggettivi: la democrazia, il concetto di laicità, a cui è stato possibili aprirci gradualmente”, ammonisce l’arcivescovo, “Negli anni sessanta, i genitori cristiani hanno quasi smesso di trasmettere la fede ai figli e le conseguenze disastrose di ciò le vediamo tutti i giorni in tutti i livelli. Ci si affanna a portare i figli nei centri sportivi, a imparare musica, teatro, danza il che è un bene. Non si può però trascurare la loro dimensione spirituale. Così le prossime generazioni, digiune dei valori della nostra civiltà cristiana, crescono nella quasi totale ignoranza religiosa e dei principi e delle esigenze della propria fede. Le nuove generazioni perdono in questo modo i necessari anticorpi che le abiliterebbero a fronteggiare i sottovalori della società illuministica e consumistica, lasciando invece che il vuoto venga poi riempito da chiunque e con qualunque cosa. Maria aiutaci” .
A seguire il tono dell’arcivescovo è diventato formale e in lingua latina ha esposto la sua benedizione mentre l’acqua cominciava a schizzare dall’obelisco regalando gioia e sorrisi ai trepidanti i bambini che intanto avevano volto le braccia in cielo per benedire come un dolce pasquale dai tradizionali Palombelle e Cavallucci, prodotti ad hoc proprio dalle monache benedettine, alle classiche uova di Pasqua. Un incontro perfetto tra sacro e profano quindi che riesce ad attrarre numerose persone: chi per condividere insieme un allegro momento, chi solo per sfoggiare il miglior vestito dell’armadio, chi per ascoltare l’omelia, chi per condividere il dolce una volta benedetto. Mille motivi, ad ognuno il suo. Laico o religioso che sia, nel rispetto di un’affascinante tradizione che unisce tutti. @RaffaeleCastiglioneMorelli
Foto: CastiglioneMorelli-Guida