Avezzano. Hanno aspettato con la grinta di sempre ore e ore che il giudice si pronunciasse e indicasse la strada che i loro figli dovevano percorrere. Dopo aver bussato a tante porte pensavano che quella del palazzo di giustizia fosse quella giusta. Erano certe che questa volta avrebbero portato a casa una vittoria per i loro ragazzi. E invece anche ieri sono state tradite. Le mamme dei ragazzi del centro San Domenico quando gli avvocati gli hanno riferito che c’era stato un ulteriore rinvio dell’udienza al 5 marzo non ce l’hanno fatta. Lo sgomento iniziale ha lasciato il posto alle lacrime, alla rabbia, alle parole di sconforto e di rassegnazione. Entro il 31 marzo i 27 pazienti della struttura della zona nord della città dovranno cambiare centro perchè secondo la Asl non sono idonei a frequentarla. “I nostri figli non meritano una risposta neanche dalla giustizia”, hanno raccontato, “siamo stanche, da ottobre la nostra vita è cambiata e a nessuno importa nulla”. Agli avvocati Roberto Verdecchia, Katia Puglielli e Serafino Colaiuta, è stato riferito che la Asl si era costituita con un proprio legale e aveva contestato alcuni passaggi della vicenda come il danno grave e irreparabili provato ai ragazzi con la sospensione del percorso terapeutico all’interno del centro, e la legittimità delle azioni perché i responsabili dell’azienda sanitaria avrebbero seguito solo quanto stabilito dalla Regione senza autonomia di intervento. Il giudice Giordano, dopo aver fatto un quadro ai legali, ha rimandato tutto precisando che il dottor Cialfi doveva essere ascoltato insieme ai responsabili della Asl, nonostante fosse presente in tribunale. Le mamma però non ci sono state. Non hanno voluto vedere l’ennesima porta in faccia senza dire la loro e hanno preteso che il giudice le ascoltasse. Con determinazione hanno atteso che terminasse le udienze e poi sono entrate nella sua stanza per chiedergli spiegazioni in merito e spiegargli come stanno le cose. “Dal 5 dicembre Giordano ancora non ha studiato il nostro caso e non ha il quadro della situazione”, ha spiegato Nanda Martellone, una delle mamme dei ragazzi del centro, “siamo stanchi di essere prese in giro. Ci sentiamo tradite anche dalla giustizia che non è stata in grado di far rispettare i diritti dei nostri figli”. La palla quindi va dalle mani della Regione a quelle della Asl e poi passa a quelle della giustizia che però per ora non si pronuncia e lascia le mamme con il fiato sospeso. Ma fino a quando?