San Benedetto dei Marsi. Dietrofront della Regione Abruzzo sulla centrale a biomasse di San Benedetto. La dirigente del settore ambiente, Iris Flacco, ha comunicato all’amministrazione comunale che non dovranno essere adottati alcuni provvedimenti perché sarebbero ritenuti illegittimi. Inoltre è stato chiarito in una nota che in base al piano regionale della qualità dell’aria – misura MD3 – la Regione diffida l’amministrazione provinciale a rettificare i provvedimenti autorizzati per l’adozione dell’impianto precedentemente concessi. Soddisfatti gli amministratori comunali che ieri pomeriggio, durante un consiglio straordinario convocato d’urgenza, hanno dato la notizia ai cittadini. “La Regione ha diffidato la Provincia e ha comunicato il tutto al Comune per evitare che in base alle precedenti autorizzazioni adotti provvedimenti illegittimi”, ha spiegato il sindaco Quirino D’Orazio, “è una svolta decisiva perché rispondendo a quelle che erano le esigenze dei cittadini si è voluto privilegiare l’aspetto ambientalista del territorio. Il Comune in questa vicenda ha un ruolo “burocrate” perché deve muovere sulla scorta delle decisioni della Provincia e della Regione. Questo progetto nato il 5 aprile 2012, quando c’era la precedente amministrazione, ed erano già arrivati tutti i pareri favorevoli. Quando siamo arrivati noi era già tutto fatto. Poter intervenire per intraprendere una strada diversa non era impossibile ma molto difficile. Grazie poi al parere negativo della Regione tutto è stato rimesso in discussione”. Contemporaneamente si è svolta anche l’assemblea organizzata dal comitato per l’ambiente, la salute e il territorio nella sala parrocchiale. A parlare delle biomasse sono arrivati tecnici e specialisti che hanno chiarito ai cittadini alcuni passaggi fondamentali della vicenda. “Abbiamo parlato delle biomasse e dell’impatto che hanno sull’ambiente e sulla salute dei cittadini”, hanno precisato dal comitato, “questo tipo di impianto non è tarato per le esigenze di San Benedetto sia per la potenza, aggravata dagli impianti di Cerchio e Collarmele, e sia per l’approvvigionamento della materia che non è reperibile in loco. Inoltre non è da dimenticare la ricaduta sulla salute che questo impianto potrebbe avere sulle persone e sulle colture del Fucino”.