Avezzano. Preparavano i colpi nelle ville di tutta la Marsica scegliendo i proprietari e la collocazione delle abitazioni in modo minuzioso e dopo sopralluoghi e appostamenti. La banda di criminali che ha terrorizzato i cittadini negli ultimi mesi e che è stata smantellata nell’operazione della polizia Eldorado, non tralasciava alcun dettaglio. Dopo le venti misure cautelari, ora è al vaglio degli inquirenti la posizione di altri sei indagati che per ora sono stati stralciati, ma che potrebbero essere raggiunti da misure cautelari nelle prossime ore.
Prima di una delle rapine è stata intercettata una conversazione telefonica tra Antonio De Silvio, definito il capo della banda, e Orante Di Salvatore, uno degli arrestati, nella quale quest’ultimo chiedeva a De Silvio se quella sera si sarebbero dovuti recare in un posto non precisato. De Silvio gli chiedeva dove era il posto e lui gli ricordava che era il posto da lui indicato e che quel giorno era venerdì. A quel punto, De Silvio capiva il discorso e gli diceva di raggiungerlo a casa sua.
In sostanza, secondo gli inquirenti, stavano organizzando un colpo in una villa abitata da un’anziana facoltosa che viveva da sola. Più tardi, veniva ascoltata una conversazione in cui De Silvio diceva al complice:
“è na cazzata Orà, da solo sta, è isolato, hai visto la casa com’è?”.
De Silvio, secondo gli investigatori, stava commentando l’obiettivo di un prossimo colpo sottolineando che era una casa isolata, dove viveva una sola persona. A quel punto Di Salvatore viene convocato nella sua abitazione e, dopo averlo istruito sul da farsi, De Silvio si accertava che questi fosse stato raggiunto da un altro suo “uomo”. Si tratterebbe del romeno Ioan Bogdan Stoica. Infatti in serata veniva intercettato un’altra conversazione tra De Silvio e il romeno che chiedeva se quella persona era partita, riferendosi a Di Salvatore. A quel punto il romeno e di Salvatore si recano a Trasacco per mettere a segno il colpo alla villa isolata. La mattina successiva, il presunto capo della banda, De Silvio, telefona per sapere l’esito del colpo alla villa. Ma Di Salvatore risponde che alla villa
“era tutto blindato”
e che bisognava andarci di giorno. Il De Silvio gli chiedeva se si fossero fatti
“sgamare” e lui gli rispondeva di “no”.
In un’altra conversazione, De Silvio riprende l’argomento sostenendo che
“è una villetta nova nova”
e un interlocutore risponde
“ve facite le case”.
Dal dialetto siciliano, si tratterebbe di Santo Felulughi, originario di Messina. Di lui, per quanto riguarda le rapine ai negozi, De Silvio si vantava di avener portate a termine tante, come quella al Compro oro, tutte messe a segno insieme al siciliano, di cui tesseva le lodi:
“Quiss è un cane arrabbiato pe sé cose, quiss le rapine…. lascia perde… Tutto quello che semo combinato, Trasacco, Luco, ma da solo eh. Senza paura porco di niente. Tabaccai, gioiellerie, tutto da solo se fa, senza nisciuno, è freddo pe se cose….”
Alla fine il colpo in quella villa fallisce. C’è solo un tentativo di furto accertato dalla polizia che stava controllando la zona proprio per tutelare l’incolumità dell’anziana padrona di casa.
In un altro colpo, la banda aveva architettato un piano da “Arancia meccanica”. Si era infatti procurata le chiavi dell`abitazione attraverso la sorella della ex donna di servizio e, entrati in casa armati e travisati, i rapinatori avrebbero dovuto immobilizzare le vittime con del nastro isolante e porre in essere indisturbati le loro razzie. La rapina è stata però sventata grazie al tempestivo intervento degli agenti del Commissariato di Avezzano, che da mesi seguivano le mosse della banda e che sono riusciti a mettere in fuga i malviventi.
In una villa a Pescina, abitata da un 60enne, il gruppo decide di rapinare la casa. Tra i coniugi De Silvio, Chiara Di Gregorio e Santo Felughi, la conversazione si fa palese. La De Gregorio dice: “ce jame e ce schiaffemo loche dentro. De Silvio si dice perplesso:
“compà, ma se ce sta quie dentro!?”.
Il siciliano, descritto come un professionista della rapina, sostiene che non ci sono problemi:
“ce mettemo je nastro e po me metto je cappuccio”.
A fermare il colpo gli agenti della squadra anticrimine che bloccano l’auto con i rapinatori fingendo un controllo. Nella macchina c’erano i cappucci, due rotoli di nastro, guanti di lana e lattice e una pistola finta fedelmente riprodotta.