Avezzano. I soldi per la ristrutturazione del Liceo Scientifico hanno preso una nuova strada e inevitabilmente i tempi per la chiusura del cantiere si sono allungati ulteriormente. Il presiente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo, insieme al dirigente Domenico Palumbo, hanno rassicurato i ragazzi e i genitori chiarendo che una volta arrivati i fondi in 5 mesi le 56 aule saranno pronte. Ma, calendario alla mano, è chiaro che la scuola a settembre non sarà ultimata. L’unica risposta che i genitori e i docenti presenti ieri all’Arssa nell’incontro coordinato dall’ex liceale Edoardo Martorelli si sono sentiti di dare, alla luce delle novità, è stata questa: impediremo l’inizio dell’anno scolastico nei container. “Questa vicenda non finirà qui perchè ha dei retroscena non da paese civile”, ha commentato il presidente Del Corvo, “la verità emergerà troppo tardi per questo noi ci impegneremo solo per far tornare i ragazzi a scuola. Molti ragazzi non riescono a vivere quello che accade in altri territori per questo vorrei ricordarvi che la ricostruzione di questa scuola rientra in quella degli edifici post sisma e per questo ha un iter burocratico a parte. Quindi si tratta di un iter diverso. Nel novembre 2009 venne avviato l’iter per le verifiche e nel 2011 ricevemmo i risultati che ci dicevano di far abbandonare la scuola dai ragazzi. A fine maggio vennero finanziati gli interventi per il secondo programma stralcio. Sono stati prodotti i progetti e il primo agosto la Corte dei Conti registra il primo finanziamento. In quel momento sono partiti i lavori ma i soldi non sono mai arrivati. La magistratura accerterà di chi sono le responsabilità, sono sicuro che non sono della Provincia. Per questo ci sono delle indagini in atto. Il trasferimento non avviene e la ditta fa un decreto ingiuntivo nei confronti della Provincia. L’avvocatura distrettuale dello Stato dice che la Provincia deve pagare perchè sono stati erogati i fondi. Noi diciamo che non è così e portiamo i certificati. Il giudice ha rimandato a domani (oggi) l’udienza. In una riunione a febbraio con il ministro ci assicurò che le risorse sarebbe state trasferite ma il 29 marzo l’ingegner Marcurti ci dice che i fondi sono stati trasferiti con due mandati per le altre 8scuole ma non per lo Scientifico che nel frattempo con la legge Barca vengono trasferiti all’ufficio speciale della ricostruzione insieme al terzo programma stralcio. Ritengo che il ministro non abbia rispettato la legge ordinaria perchè ora non siamo più in emergenza e per questo non sono stati rispettate le regole. La corte dei conti ha registrato un decreto con 29 sostituzioni edilizie. La strumentalizzazione politica in questa vicenda ha ottenuto un ruolo chiave anche perchè la Provincia ha seguito tutto l’iter. Torneremo alla carica con il prossimo presidente della Repubblica perchè vogliamo sapere cosa sta avvenendo. Il nostro obiettivo è ottenere il finanziamento nelle casse della Provincia e far ripartire i lavori. I soldi sono stati trasferiti all’ufficio speciale. Non posso dare sicurezza ma mi impegnerò per farvi tornare in classe il prossimo anno scolastico”. La disponibilità del presidente Del Corvo e di tutto lo staff della Provincia non rassicura i docenti e i genitori ormai pronti a tutto per far riaprire la scuola. “Il problema delle scuole c’è e non possiamo ignorarlo”, ha spiegato il professor Giancarlo Di Bastiano, “non ci importa di parlare del passato, preferiamo parlare del futuro. A ReLuis subito dopo il terremoto avviò i controlli e già 5 mesi dopo c’erano i dati. Come docenti non siamo mai intervenuti tranne 10giorni fa. La Provincia non era attrezzata tecnicamente per affrontare questi progetti perchè l’ufficio tecnico era impreparato. A settembre ai campus non ci torneremo e faremo un caos per impedire che l’inizio dell’anno scolastico venga avviato nei campus”. Analoga la risposta dei genitori degli studenti che hanno contattato anche il ministro Barca per cercare di capire perchè questi fondi non arrivano a destinazione. “La scuola ha fatto un Pof che non è stato rispettato, il disegno tecnico non é stato fatto perchè non ci sono i tavoli, non è stata fatta la settimana scientifica. Il diritto allo studio è stato leso”, hanno precisato Petriccone Adalgisa, Giovanni Mancini e Maria Carmela D’Agostino, “siamo pronti a manifestare a Roma per farci sentire”. Anche la preside Marina Novelli ha lamentato l’assenza di strutture che sta compromettendo l’attività didattica: “non abbiamo più i campi da tennis perchè il Comune ce l’ha revocato e la palestra, nuova, è chiusa da 4mesi perchè non collaudata. I ragazzi fanno ginnastica all’aria aperta, ma non se ne può più. Che cosa dobbiamo fare per riavere la nostra scuola? A settembre avremmo 65 classi”. Del Corvo ha assicurato ai ragazzi che farà del tutto per rimediare, ma la chiave per risolvere questa vicenda non è nelle sue mani. “L’ambizione del presidente Del Corvo ha voluto far trasferire delle buone risorse sulle scuole della città”, ha affermato il sindaco Gianni Di Pangrazio, “la problematica che si è instaurata perchè la Corte dei Conti nel formulare le varie normative ha individuato nel presidente della Provincia la persona che doveva portare a compimento questo processo. La difficoltà quindi è legata a questo cavillo legale. La deliberazione del Cipe non è stata ancora registrata dalla Corte dei Conti, nonostante le nostre sollecitazioni. Interloquire con gli organi romani è difficile, nonostante ciò Del Corvo si sta impegnando al massimo per portare avanti questo progetto”. I ragazzi, stanchi di vivere divisi in tre parti e di non avere una scuola vera, hanno chiesto promesse concrete al presidente della Provincia. “Non abbiamo nessun laboratorio”, Yuri Di Marco, Mattia Donsante e William Favoriti, “ci avevano detto che potevamo usare quelli del Crab ma non ci è stato mai permesso. Diamoci delle date perchè se a settembre ci date 56 classi la scuola è comunque spaccata a metà perchè ne servono oltre 80. Sono passati 6 mesi dall’inizio delle manifestazioni e non è stata mantenuta la promessa fatta cioè riavere le classi. Se i tempi si allungheranno abbiamo pensato a delle soluzioni? Noi non siamo più una scuola perchè siamo smembrati in diverse parti. Vorremmo unità non siamo più una scuola vera. Questa situazione è veramente vergognosa, vogliamo una scuola, ormai siamo sparpagliati non possiamo andare avanti così”.