Avezzano. Le care vecchie fontanelle di ghisa dove si assaporava l’acqua fresca delle montagne prima di salire sul treno non ci sono più. Qualche giorno fa, poi, babbo Natale se l’è portate via lasciando un vuoto di ricordi difficile da colmare. La scomparsa delle amate fontanelle, che segue di qualche mese quella dei giardini un tempo vanto delle piccole stazioni marsicane, ha scatenato una serie di proteste da parte dei cittadini e dei pendolari legati più affettivamente che materialmente a quelle antiche cannelle dalle quali usciva l’acqua. I nostalgici marsicani, e non, hanno invaso i social network sollecitando gli amministratori locali a chiedere spiegazioni in merito alle ferrovie e a farsi restituire le vecchie fontanelle. In realtà, però, la situazione non è così semplice. Mentre un tempo le Ferrovie dello Stato puntavano a dotare le stazioni di tutti i servizi necessari, con bagni, fontane con i pesci rossi, panchine e quant’altro, ora, con i piani di razionalizzazione messi in atto in ogni settore, Trenitalia sta rendendo le stazioni minori sempre più delle scatole vuote dove oltre all’obliteratrice c’è ben poco. Così sono spariti i giardinetti, cementificati in pochi giorni, i bagni pubblici, e ora anche le fontanelle. Se l’azienda ha deciso di eliminare il verde perchè deve tagliare i fondi della manutenzione, per le fontanelle la causa è l’analisi delle acque. Mentre prima, infatti, periodicamente potevano essere effettuati dei test sull’acqua per verificarne la potabilità, ora Trenitalia non può più spendere i fondi necessari per questo servizio, quindi l’unica soluzione è eliminare le fontanelle. I nostalgici, ovviamente, lamentano l’assenza più del simbolo che del servizio in se. A Carsoli, come a Colli di Monte Bove, a Sante Marie, a Tagliacozzo, a Villa San Sebastiano e a Scurcola Marsicana al posto delle fontane ora c’è un buco accuratamente chiuso con il cemento. Ma, purtroppo, le stazioni ferroviarie sono come delle abitazioni di Trenitalia dove nessuno, nè le amministrazioni pubbliche, nè i cittadini, possono entrare a comandare o semplicemente a dire la loro. Quello che ci rimarrà delle vecchie stazioni, quindi, è solo una fotografia piena di ricordi. Quello ci aspetta, invece, è sempre più un mondo asettico senza suppellettili di alcun tipo. Ma se la razionalizzazione porterà alla morte dell’anima di una stazione o di un paese, si arriverà inevitabilmente alla morte della civiltà.