Avezzano. Confagricoltura attraverso i suoi rappresentanti nei comitati degli A.T.C. (Ambiti territoriale Caccia) ha espresso chiaramente le proprie posizioni in merito al PATOM Piano d’azione per la tutela dell’Orso Marsicano. L’interessante e partecipata assemblea, tenutasi a Sulmona nei giorni scorsi, è stata promossa dall’Assessorato Regionale Agricoltura e dal Servizio Faunistico della Provincia dell’Aquila ed ha visto come interlocutore principale il mondo venatorio. Si è discusso sulle strategie messe in campo per la tutela e conservazione dell’Orso morsicano.
Concezio Gasbarro, Vice Presidente Confagricoltura L’Aquila, ha sostenuto che la gestione del territorio non deve essere ragionata per comparti ma necessita l’attivazione di ogni sinergia in grado di eliminare i conflitti insorgenti tra le necessità di tutela e conservazione della fauna particolarmente protetta e le attività antropiche. “L’attività venatoria, da condursi con criteri di sostenibilità non è il più significativo elemento di disturbo, come del resto non lo sono le attività agricole, zootecniche, e di gestione forestale” ha detto Concezio Gasbarro. “Dalla notte dei tempi queste attività sono state esercitate in quei stessi territori con la presenza dell’orso secondo un principio di reciproca convivenza” ha concluso il Vice Presidente Gasbarro.
Confagricoltura ammette che taluni comportamenti e conduzioni non sono in linea con i principi della gestione sostenibile (come ad es. pascolo brado abusivo, carenza di controlli sanitari, etc) e possono ingenerare conflitti e intolleranze, ma il vero disturbo arrecato all’orso dalla presenza di flussi turistici concentrati nel tempo e nello spazio passa in secondo piano rispetto alla quotidianità dell’esercizio delle attività agricole condotte dai naturali del luogo.
Confagricoltura chiede alla Regione di partecipare ai tavoli tecnici di attuazione del protocollo PATOM dove intende portare le esperienze e le necessità del comparto agricolo. Gli agricoltori e gli allevatori vogliono essere attori attivi nella gestione del territorio e non subire le decisioni spesso assunte in contesti lontani anche dai loro valori, dalla loro storia e dalla loro cultura. L’Organizzazione degli imprenditori agricoli ricorda che negli ultimi tempi, nelle zone montane e nei parchi, si sono sviluppati modelli virtuosi di economia “sana” con imprenditori che investono ed innovano in sinergia con la natura, il turismo, l’artigianato tipico. Questi modelli, non più sporadici, potrebbero essere incrementati se non se ne ostacolasse la crescita. La gestione dei parchi e delle riserve spesso non contempla la consapevolezza che senza gli agricoltori e senza il bestiame anche la montagna muore. Per questa agricoltura occorre una burocrazia amica ed una gestione dei Parchi integrata con le esigenze delle imprese che vi operano.