Avezzano. L’evento, organizzato dalla direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’abruzzo, è stato prorogato di un mese.
La mostra, che per la prima volta vede esposti insieme alcuni dei reperti più significativi del territorio della Marsica, nasce dall’idea di costruire, in un unico spazio, un percorso storico-archeologico di interesse offrendo, sia alla comunità locale che ai turisti, la possibilità di fruire di alcuni pregevoli manufatti archeologici non esposti stabilmente al pubblico. Ideata nell’ambito dell’iniziativa della Regione Abruzzo “Abruzzo Open Day Winter”, presenta una selezione di opere rappresentative di un intero territorio e la sede nel Palazzo Torlonia di Avezzano conferisce all’iniziativa una centralità territoriale e, nello stesso tempo, i rimandi alle località di ritrovamento costituiscono un’occasione di conoscenza e promozione delle stesse.
Il percorso espositivo segue un criterio cronologico e, partendo dall’età preistorica, si sviluppa attraverso le fasi principali per soffermarsi sul periodo romano che risulta maggiormente rappresentato. Le epoche rappresentate – preistorica, italica e romana – sono accomunate dal ruolo svolto dal lago Fucino, prosciugato nella metà dell’Ottocento, che a sua volta risulta essere anche il tema unificante delle giornate dedicate all’Open Day nel territorio marsicano. Filo conduttore dell’esposizione è il racconto introdotto da Agrippina, moglie dell’imperatore Claudio, il cui bustino in bronzo, rinvenuto ad Alba Fucens, è collocato all’inizio del percorso.
Nelle diverse sale vengono rappresentati reperti ritrovati ad Ortucchio e nella Grotta Continenza di Trasacco (età preistorica e paleolitico superiore). Avezzano viene rappresentata con una tomba femminile recuperata nella necropoli del Centro Smistamento Merci della Marsica. Uno dei dati qualificanti della necropoli è costituito dalla presenza di dischi di bronzo bronzei in quattordici sepolture femminili rispetto alle diciotto rinvenute; l’associazione con materiali di evidente pertinenza femminile ne ha rideterminato l’attribuzione e ha definitivamente espunto il carattere di esclusività loro attribuito e ricondotto finora a singole figure maschili, preminenti della comunità di appartenenza. Da Luco dei Marsi, invece, vengono le tre statue, di cui una in terracotta e due di marmo, pressoché integre. Dalla colonia latina di Alba Fucens la statua di Venere, rappresentativa della città e immagine della stessa in più occasioni. La divinità ricorrente in vari contesti cittadini, sia pubblici che privati, si presenta nelle sue sinuose forme che dialogano con la statua di provenienza greca rinvenuta a Luco dei Marsi. Quindi anche i famosi letti in osso di Aielli, recuperati in frammenti nel 1936, nel corso di un intervento di emergenza. Gli esemplari, di grande pregio, si inseriscono nel solco della tradizione dei letti funerari con decorazioni in osso che si colloca lungo un arco cronologico tra la fine del II sec. a.C. e I sec. d.C.; il loro massimo centro di diffusione, e forse di produzione, è in Italia centrale e coincide con le attuali regioni di Lazio e Abruzzo e, in parte, anche con l’Umbria e le Marche. Chiude la mostra una riproduzione in scala 1:1 della camera della tomba bisoma n. 5 (II-I sec. a.C.), scavata nel 2011 a Ortucchio, ha costituito, nel corso di precedenti esposizioni, un elemento di forte attrazione, grazie all’utilizzo di modalità facilmente percepibili e comprensibili. La riproposizione in questa sede consente di offrire al visitatore un “luogo archeologico” nella sua dimensione reale, contenitore dei reperti nella loro collocazione originaria.
Gli orari di apertura al pubblico sono dal martedì al venerdì 9.00-13,00 e sabato e domenica 9,00-13,00 e 15,00-19,00.