Avezzano. La storia della cattedrale dei Marsi affonda le sue radici negli anni successivi al terribile sisma del 1915, ma ci sono alcuni aspetti della sua costruzione che in pochi conoscono e che è bene non far cadere nel dimenticatoio.
Cento anni fa il terremoto rase al suolo la Marsica: trentamila persone morirono nel giro di pochi secondi. Ad Avezzano morirono 9 persone su 10, tra cui anche il sindaco. Dopo quell’evento Avezzano, e la Marsica tutta, non furono più le stesse. Per il popolo fucense, che per duemila anni era stato in grado di rialzarsi dalle distruttive alluvioni del suo lago, questa era l’ennesima prova da superare, forse la più dura. Solo Monsignor Bagnoli, però, capì che un popolo che ha bisogno di rialzarsi da una catastrofe, può farlo solo iniziando dalla propria anima. Venne così avviata la costruzione della nuova sede vescovile e si misero su carta i primi progetti della nuova cattedrale dei Marsi, che dopo la bolla Quo Aptius di Papa Pio XI del 1924 che spostava la diocesi da Pescina ad Avezzano, sarebbe sorta nella nuova Piazza Risorgimento.
Ma qui scopriamo che la cattedrale, in base ai progetti dell’epoca, sarebbe stata ben diversa da quella che tutti ormai conosciamo. Come si vede dall’immagine del progetto, sembra infatti che la cattedrale dovesse essere più piccola, ma soprattutto con uno stile diverso da quella che possiamo ammirare oggi: più gotica e con guglie e fregi che l’avrebbero fatta assomigliare più a un piccolo duomo di Milano che alla cattedrale che oggi domina Piazza Risorgimento. Il progetto iniziale prevedeva anche che questa fosse visibile, senza alcun impedimento, dalla sede della curia, ma l’opposizione di Sebastiano Bultrini, l’ingegnere che aveva redatto il nuovo piano regolatore post-sisma, fece crollare le magnifiche aspirazioni del Vescovo che, tra l’altro, la voleva anche più imponente. I due si accordarono su una cubatura più modesta, ma che poteva essere ingrandita in corso d’opera in base all’incredibile esplosione demografica della città legata al prosciugamento del lago. Questa, infatti, in pochi anni era passata da 4.000 abitanti a più di 20.000.
Durante gli scavi però, gli ingegneri si trovarono di fronte a un enorme problema: una falda acquifera sotterranea che più di qualcuno è disposto a giurare sia udibile ancora oggi nel sotterranei della cattedrale. Si trattava della stessa falda che diversi secoli fa scendeva abbondante dal fiume Velino, proseguiva dove oggi passa la ferrovia e sotto l’antico ponte romano (che un tempo si chiamava così non a caso), e finiva ad alimentare il terzo lago più grande d’Italia. Quest’imprevista problematica fece terminare in fretta i fondi statali e i lavori per la costruzione della cattedrale s’interruppero. Finché il vescovo, animato da un’inesauribile forza d’animo, chiese al neo governo fascista nuovi fondi per terminare l’ambizioso progetto.
Mussolini, che in quella ricostruzione fiutò un’ottima opportunità per la sua propaganda, l’11 agosto del 1938 fece visita alla città di Avezzano. Secondo le cronache tutta la Marsica si recò ad Avezzano per assistere alla storica visita e il Duce, dopo aver attraversato via del Littorio (l’attuale via Corradini), arrivò in una stracolma piazza Risorgimento, dove su un grande podio a forma di vomere fatto costruire per l’occasione, promise alla popolazione della marsica, che a ventitré anni dal terribile evento aspettava ancora di essere ricostruita, una nuova cattedrale. Il Vescovo tirò fuori dal cassetto il suo vecchio progetto e in pochi giorni il Consiglio dei Ministri decretò lo stanziamento dei primi fondi che furono destinati alle opere più urgenti. In quegli anni furono aperti numerosi edifici pubblici, tra cui il Cinema Impero, e a soli quattro anni di distanza dalla visita di Mussolini, fu inaugurata e benedetta anche la cattedrale che ancora oggi, nel suo inequivocabile stile neoclassico, domina Piazza Risorgimento. Al suo interno furono apposte due lapidi, una di ringraziamento al Duce da parte del popolo marso e una in cui il Duce dedicava la cattedrale al “popolo marso dalle eroiche tradizioni”. In seguito queste furono entrambe rimosse.
In onore del regime che supportò economicamente l’impresa, la cattedrale dovette cambiare stile rispetto ai progetti originali, ma grazie alla forza di volontà del nostro presule, gli avezzanesi da allora possono godere di una cattedrale bellissima e immensa, che per cubatura è ancora oggi la più grande d’Abruzzo.